A rendere l’inverno più piacevole gioca un ruolo fondamentale la tazza di tisana fumante che scalda il cuore e fa bene al corpo. Ma una tisana non vale l’altra: drenante, rilassante, detox o digestiva? In filtro oppure sfusa? Le domande che si addensano attorno a queste calde bevande sono tante, quasi quante le tipologie in commercio.
La miscela giusta
Le tisane sono una buona idea per idratarsi durante la stagione invernale. Ma attenzione, vanno consumate con moderazione e seguendo le indicazioni riportate sulla confezione o suggerite dall’erborista. Ogni tisana, infatti, ha le sue caratteristiche. I claim sulle confezioni identificano le miscele con la funzione benefica corrispondente. Le più comuni sono: rilassante, digestiva, snellente, drenante e detox. La tentazione è affidarsi ciecamente a quella parola in evidenza ma quando si tratta di erbe officinali dagli effetti spesso potenti, leggere le indicazioni sulla confezione diventa fondamentale.
Sguardo attento all’etichetta
Gli ingredienti delle tisane confezionate sono, come sempre, riportati in ordine decrescente. Il consiglio è di verificare che il claim sulla confezione corrisponda alla reale composizione della tisana: se è snellente, ad esempio, mate e verbena dovrebbero essere in cima alla lista o almeno presenti in quantità significative, a volte segnalati da una percentuale. Alcune confezioni, oltre alle indicazioni salutistiche, indicano il tempo di infusione e la dose giornaliera consigliata. Un’attenzione particolare andrebbe rivolta agli aromi aggiunti, presenti di frequente nelle tisane alla frutta.
Occhio alle erbe
Decifrare tisane composte da più di quattro ingredienti può diventare complesso. In linea generale le tisane a base di menta, tiglio, camomilla, biancospino, malva e rosa canina non presentano controindicazioni. Ecco perché le miscele rilassanti o del “buon sonno” sono le più tranquillizzanti anche dal punto di vista del consumo, con due eccezioni: la melissa è controindicata in caso di ipotiroidismo mentre la valeriana andrebbe evitata in caso di utilizzo di altri sedativi del sonno. Lo stesso vale per le tisane digestive: menta, genziana, rabarbaro e camomilla sono a semaforo verde. Le detox, le snellenti e le drenanti potrebbero contenere ingredienti eccitanti come guaranà, mate e tè verde. Tachicardia, insonnia e ansia sono il rovescio della medaglia. Una tazza al giorno può bastare. Gli ingredienti che compongono la tisana possono derivare da agricoltura tradizionale, biologica, biodinamica. A specificarlo sono gli appositi bollini di certificazione presenti sulla confezione.
Sfusa o in filtro
Le tisane pronte all’uso che si trovano a scaffale sono quasi sempre in bustina monodose. All’interno della bustina troviamo le parti della pianta sottoposte a diversi processi di frantumazione che potrebbero comportare la perdita di alcuni aromi e principi attivi. In erboristeria e in alcuni negozi specializzati è possibile anche scegliere tra tisane sfuse di erbe più o meno sminuzzate. Più il taglio delle erbe è regolare, più è facile beneficiare della loro efficacia. Un’altra cosa a cui fare attenzione: le erbe che compongono la tisana non dovrebbero essere più di cinque, pena l’inibizione degli effetti curativi di ciascuna componente, presente in dosi troppo basse.
Occhio al filtro
Sono ottime le bustine con filo in cotone biologico e filtro in cellulosa o in carta non sbiancata chimicamente. Vanno benino le bustine in carta o cotone sbiancato. Quelle in plastica, invece, sono sconsigliate perché non riciclabili. Attenzione anche al materiale usato per sigillare il filtro: i leganti naturali, ad esempio la cellulosa, sono decisamente più ecologici delle fibre termoplastiche come il propilene.
Istantanee e in capsule
Per fare uno shopping consapevole, al reparto tisane avremmo bisogno dell’assistenza di un commesso: tanti marchi, un’infinità di miscele e, a moltiplicare la scelta, compaiono le tisane istantanee e in capsule. La prima è una miscela granulare da dosare a piacimento e sciogliere in acqua calda, in teiera o direttamente in tazza. La capsula è monodose e si usa con le apposite macchine, le stesse del caffè. Pratiche sì, ma c’è un colpo di scena: nella maggior parte dei casi i primi ingredienti sono zucchero e destrosio.