Originarie dell’America centrale, le patate dolci, chiamate anche batate o patate americane, sono arrivate in Europa insieme ad altri ortaggi molto più diffusi, come pomodori, peperoni, mais o le comuni patate (che però appartengono a una diversa famiglia botanica). Ma a differenza di tutti questi, solo negli ultimi anni stanno diventando più popolari, anche grazie alle numerose aziende che la coltivano in Italia. In particolare si trovano facilmente in vendita quella a polpa arancione, con un sapore a metà tra patata e zucca, e quelle a polpa bianca, che ricordano il sapore delle castagne.
- Le dolci sono meno caloriche delle normali
Falso. Dal punto di vista calorico, patate dolci e patate normali si assomigliano molto. Una porzione da 100 grammi di patate dolci fornisce circa 86 calorie, mentre la stessa quantità di patate comuni ne contiene 72. La differenza è minima, quindi non è corretto pensare che una sia “più leggera” dell’altra.
- Le dolci contengono più antiossidanti delle normali
Vero. Le patate dolci sono un’ottima fonte di antiossidanti, soprattutto le varietà a polpa arancione e viola. Le prime sono ricchissime di beta-carotene, che il corpo converte in vitamina A, fondamentale per la salute della pelle, degli occhi e per l’equilibrio del sistema immunitario. Le seconde, meno diffuse delle prime, sono cariche di antociani, composti naturali noti per il loro effetto antinfiammatorio e per il potenziale ruolo protettivo verso alcune malattie, dal diabete a quelle cardiovascolari. Le patate comuni contengono comunque antiossidanti, ma in quantità decisamente inferiori rispetto alle patate dolci.
- Le dolci hanno un impatto glicemico inferiore rispetto alle normali
Falso. Nonostante la loro fama di “amiche della glicemia”, le patate dolci hanno un indice glicemico simile o solo leggermente inferiore rispetto a quello delle patate normali. Entrambe presentano un carico glicemico elevato (un dato più significativo, visto che mette in relazione l’incide glicemico con la porzione effettivamente assunta), soprattutto se consumate in grandi quantità. Ciò significa che potrebbero comunque causare un rapido aumento della glicemia nel sangue. È interessante notare che il metodo di cottura influisce enormemente questo parametro: la bollitura o la preparazione sotto forma di purè tendono ad aumentare l’indice glicemico, mentre la cottura al forno o al vapore lo mantiene più basso. Quindi, se si cerca di controllare la glicemia, meglio optare per patate dolci cotte intere e non troppo manipolate. A questo proposito va ricordato un studio pubblicato su Current Developments in Nutrition che, analizzando il rapporto tra consumo di vegetali e rischio di diabete (se ne parla in questo post) ha rilevato che le comuni patate, se cucinate in modo sano, e quindi anche bollite, sono risultate neutre, ovvero non associate a un rischio più elevato di ammalarsi. Se poi si lessano intere e con la buccia, meglio. Idem le patate novelle, che hanno un indice glicemico medio e si consumano sempre con la buccia, fonte di fibre. Inoltre c’è un altro modo per ridurre ulteriormente l’impatto delle patate sulla glicemia: mescolarle ad altri ortaggi ricchi di fibre (come, ad esempio, in questo purè).
- Le dolci hanno più nutrienti delle patate normali
Vero e falso. Le patate dolci hanno una composizione simile a quelle della normali e le piccole differenze su una normale porzione quasi si annullano, tranne che per la notevole ricchezza di beta-carotene, come già evidenziato, tipica di quelle arancioni. Inoltre quelle dolci contengono un po’ più di fibre: 3 g/100 g contro circa 1 g/100. Le patate comuni, invece, sono più ricche di potassio, di vitamina C e di vitamine del gruppo B come i folati. Insomma, possiamo dire che è un pareggio?
- Le dolci sono più amiche della linea rispetto alle normali
Falso (ma dipende). Le patate dolci sono spesso percepite come un alimento “dietetico” grazie al loro sapore naturalmente dolce che soddisfa il palato e rende meno necessario il consumo di cibi dolci dopo i pasti. Tuttavia, in termini di calorie e impatto glicemico, non sono necessariamente migliori delle patate normali. Se consumate in quantità eccessive o con metodi di cottura che le caricano di grassi (come le fritte), il loro effetto sulla dieta non è diverso da quello delle patate tradizionali. Hanno comunque un piccolo vantaggio: grazie al buon contenuto di fibre aiutano a mantenere il senso di sazietà più a lungo, un aspetto che può aiutare a evitare spuntini non necessari.