Dall’accordo siglato da Federbio e Verona Fiere, nasce un nuovo spazio espositivo a disposizione delle aziende vitivinicole certificate in base al nuovo Regolamento sul vino biologico. Ne parliamo con Paolo Carnemolla presidente di Federbio e Roberto Pinton, segretario di Assobio
Quella del 2012 è stata la prima vendemmia dopo l’entrata in vigore del Regolamento Ue che consente finalmente di etichettare come “biologici” i vini che ne seguiranno le linee guida. Prima si poteva parlare solo di “vini da agricoltura biologica” perché era disciplinata la coltivazione dell’uva ma non la sua trasformazione. Anche il Vinitaly che si è svolto dal 7 al 10 aprile è stato il primo dopo l’entrata in vigore di questa importante novità normativa. Il tempo a disposizione, però, era troppo poco per modificare adeguatamente la presenza del vino biologico in questa che è la più importante manifestazione italiana del settore. L’occasione è stata però utilizzata da Verona Fiere e da Federbio per siglare un accordo che prevede di separare il Salone Vivit, prevalentemente dedicato al vino 'naturale', tipico, espressione del territorio, dal nuovo Salone VinItaly Bio che, nell'ambito del VinItaly 2014, avrà tutta la sua autonomia in termini organizzativi e di spazi espositivi e che sarà dedicato esclusivamente al vino certificato come biologico in base al regolamento Europeo del 2012.
“Già per quest’ultima edizione – spiega Paolo Carnemolla, presidente di Federbio - avevamo proposto a Verona Fiere una manifestazione sul bio all’interno di Vinitaly, ma i tempi erano troppo stretti. Inoltre c’era già in atto un accordo triennale per il Salone Vivit, dove era presente un po’ di tutto e con criteri selettivi non certo rigorosi. Quest’anno, comunque, la presenza dei vini bio è stata significativa sia come numero di aziende che come iniziative di confronto all’interno del mondo del biologico e con quello convenzionale”.
VinItaly Bio nasce con l'ambizione di avere un forte connotato internazionale, oltre che di rappresentare la produzione enologica bio italiana che è la prima in Europa. Federbio si è impegnata a promuovere l'evento in particolare in Germania e nel Nordeuropea, che sono due importanti aree di consumo per i prodotti bio in generale.
“La definizione dell’accordo che segna la nascita di Vinitaly Bio, un marchio di Verona Fiere – aggiunge Carnemolla – si creano le condizioni di strutturare un’azione generale di promozione di un comparto importante che sta crescendo molto anche nel mercato estero. Ed è un’opportunità che si offre a tutto il mondo del biologico. Ora però sta a noi mostrare che il settore è maturo per questa scadenza, come dovremo verificare nei prossimi mesi. Io mi auguro anche che attorno a questa iniziativa nasca la volontà da parte delle imprese, non solo di partecipare a livello individuale, ma di sviluppare una forma associativa dei produttori di vini bio capace di rafforzare la loro presenza sul mercato italiano e internazionale”.
Secondo il ministero dell’agricoltura sono 51 mila ( di cui 18 mila in conversione) gli ettari dove si coltivano uve con il metodo biologico, quasi 1.000 sono invece le cantine che hanno scelto di trasformare queste uve nel rispetto del Regolamento Europeo 203/2012. “Quanto alla produzione reale – aggiunge Roberto Pinton segretario di Assobio, l'Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici - gli organismi di controllo rilevano le rese produttive di ogni cantina, così come di ogni altro prodotto biologico, ma la normativa non richiede che queste informazioni confluiscano in un database, quindi non è disponibile una rilevazione ufficiale del dato. Son quindi possibili solo delle stime, dalle quali risulta una produzione necessariamente teorica di 204 milioni di litri di vino biologico e di 110 in conversione”.
Quando è uscito il Regolamento sul vino biologico, era diffusa l’opinione che, nonostante i limiti evidenziati da molti, la situazione di maggiore chiarezza e certezza creata dalla sua entrata in vigore, avrebbe stimolato la crescita del settore con l’ingresso anche di aziende del convenzionale… “Anche su questo non ci sono ancora dati precisi – risponde Paolo Carnemolla – ma l’impressione, percepita anche all’ultimo Vinitaly, è che ci sia un discreto movimento di aziende convenzionali che, in tutto o in parte, si convertono al biologico. C’è di più, vale a dire l’impressione che nel giro di un tempo relativamente breve i vini che intendono puntare su alta qualità, territorialità e sostenibilità, troveranno nell’adesione al Regolamento Ue la loro destinazione naturale”.
“La tendenza in questa direzione – aggiunge Roberto Pinton – c’era già prima e riguardava soprattutto aziende che cercavano nicchie di mercato nuove, in particolare all’estero. Ci sono consorzi di produttori di grandi vini, soprattutto nel Veneto, che già andavano in questa direzione. L’entrata in vigore del Regolamento non potrà che rafforzarla. Di quanto? Potremo cominciare ad averne un’idea con i prossimi dati che confluiranno al ministero dagli organismi di controllo”.