Un accordo quadro che stabilisce le misure da adottare nelle zone agricole coltivate in modo biologico e quelle integrate. Lo hanno sottoscritto – si legge in un articolo pubblicato dalla Provincia di Bolzano e ripreso dal Sinab - l'assessore provinciale Arnold Schuler e il consorzio dei produttori ortofrutticoli della val Venosta Vi.P, le tre associazioni di produttori biologici - Bioland Südtirol, Unione Coltivatori Alternativi e Associazione per l'agricoltura biodinamica - il centro di consulenza Beratungsring e il centro di sperimentazione Laimburg. Obiettivo dell'accordo è quello di evitare la dispersione dei residui di fitosanitari utilizzati sulle superifici coltivate in modo integrato sulle aree biologiche vicine. "Abbiamo trovato una buona forma di convivenza e di vicinato basata sul rispetto reciproco fra le aree frutticole coltivate in modo biologico e quelle integrate" sottolinea l'assessore provinciale all'agricoltura Arnold Schuler, che rimarca l'importanza di una coesistenza pacifica fra le diverse modalità di coltivazione, obiettivo perseguito proprio dall'accordo appena siglato. Il patto avrà durata iniziale di 12 mesi, ma in futuro potrà diventare pluriennale.
Produzione integrata da 30 anni
"Con il termine produzione integrata si definisce un sistema che tutela le risorse naturali e utilizza in modo oculato concimi e fitosanitari" spiega Manuel Santner, Obmann del centro di consulenza Beratungsring für Obst- und Weinbau. Tale sistema applica metodi di coltivazione, di gestione e scelta delle specie che abbiano il minore impatto possibile sull'ambiente. Il centro di consulenza sostiene e supporta sia i coltivatori che operano in modo biologico che quelli che gestiscono la propria produzione in maniera integrata. L'Alto Adige è stata una delle prime regioni d'Europa a introdurre la produzione integrata sin dal 1988.
Strutturazione capillare e controllata
Oltre metà delle circa 20.000 aziende agroforestali dell'Alto Adige gestisce una superficie inferiore a 5 ettari, un quinto addirittura meno di un ettaro. L'agricoltura provinciale risulta così strutturata in modo capillare e basata su piccole aziende, a differenza di quanto accade nel contesto internazionale. In Italia le regole per la coltivazione biologica sono molto stringenti. Per ottenere la denominazione di "prodotto biologico" non basta adeguare la modalità di produzione. I prodotti e gli alimenti biologici non possono presentare residui di concimi o fitosanitari in misura superiore a 0,01 milligrammi al chilo.
Proposte migliorative per il futuro
Nonostante queste regole ferree la produzione di alimenti biologici in Alto Adige si sta sviluppando in modo crescente. Solo la superficie di frutta a nocciolo coltivata in modo biologico rappresenta il 10,5% della superficie totale coltivata, per un totale di 18.522 ettari. Per quanto riguarda il settore della frutta a nocciolo già in passato sono stati presi provvedimenti mirati al contrasto della dispersione di residui, di concerto con i produttori che seguono la modalità integrata. Ora l'accordo è stato esteso anche alle coltivazioni agricole. Compito del centro di sperimentazione Laimburg è quello di elaborare soluzioni operative sulla base di solidi dati scientifici. "Come partner scientifico di questo accordo abbiamo il compito di testare l'efficacia dei provvedimenti adottati e proporre, sulla base degli esiti dei test, modifiche migliorative" spiega il direttore della Laimburg Michael Oberhuber. I produttori biologici definiscono l'accordo "una condizione importante per una convivenza efficace fra l'agricoltura biologica e quella integrata".