Ieri parlavo del dragoncello che fa parte di quel mondo di erbe in generale che va molto al di la del semplice contributo aromatico in cucina, lo stesso dragoncello che citavo ha precise funzioni terapeutiche che se non altro danno un minimo aiuto a chi deve affrontare specifici problemi di salute.
Se da un punto di vista strettamente tecnico funzionale non sono equiparabili ai farmaci veri e propri le erbe in generale mantengono ugualmente una validità intrinseca che in alcuni casi è rilevante malgrado molti medici continuino a volerne ignorare le prerogative.
Per formazione mentale, ottusità, ignoranza, interesse professionale poco importa, di fatto l’ostruzionismo reale non fa certo bene alla comunità di persone in cui tutti noi viviamo.
Ripeto che non si tratta di voler sostituire la sicurezza di procedure mediche consolidate, piuttosto di utilizzare a proprio vantaggio e vantaggio dei pazienti, che certo non sono felici di vivere situazioni di difficoltà organica o psicologica, il contributo che molte erbe e nello specifico i loro estratti possono portare alla salute.
Io continuo a pensare che la stessa cucina quando è fatta con intelligenza di accostamenti sani e salutari sia tutto sommato una sorella parallela alla fitoterapia, usare erbe, spezie, cibi e alimenti funzionali è un modo di tutelare il regolare funzionamento dell’organismo in maniera assolutamente piacevole.
Mi accodo allora al grido di dolore dell’amico Fabio Firenzuoli, autorevolissima figura del campo fitoterapico, rispetto al deprecabile Decreto Ministeriale 22 dicembre 2016 uscito sulla recente Gazzetta Ufficiale n° 1 del 2 di gennaio 2017.
Sorprendentemente proibisce ai medici di prescrivere, insieme a diverse altre, anche sostanze naturali che sulla carta e in via teorica possono avere uno scopo dimagrante.
Quindi il singolo professionista esperto e conoscitore del mondo della fitoterapia non può più prescrivere preparazioni personalizzate da far preparare in farmacia “che associno tra loro sostanze tipo Tè verde, o Finocchio, o Pilosella, o Tarassaco, o Fucus, o Rabarbaro, ecc. (se non richiedendo un consenso informato). Ad esempio anche per curare una comune sindrome dispeptica.”
Ho citato tra virgolette il pensiero di Fabio di cui riporto di seguito anche un altro esplicito riferimento che fa capire meglio il ruolo prezioso della fitoterapia che con questo decreto viene una volta di più trattata da disciplina di serie B se non peggio.
Sono in molti quelli che traggono una grande vantaggio dall’utilizzo delle erbe e sapere ad esempio che le stesse erbe che usiamo in cucina come il comune rosmarino possono portarci vantaggi concreti anche per la salute credo sia un merito enorme della fifoterapia.
Per cui rimane un dovere anche per chi si occupa di cibo trasformato e cucinato rivendicarne l’importante ruolo, non vorrei che un giorno un altro decreto non proibisca ai cuochi di usare erbe per cucinare solo per timori reconditi o peggio interessi di altro tipo
concludo come detto con il pensiero dell’amico Firenzuoli.
“………...E queste considerazioni, tutt’altro che personali, sono espresse come Responsabile di una struttura pubblica di riferimento per la Fitoterapia. Con l’occasione ricordo che la Fitoterapia è una disciplina medica che trae la sua forza scientifica dalla ricerca, e la sua forza professionale proprio dalla possibilità di preparazioni galeniche magistrali, una peculiarità questa che esalta ovviamente la professionalità del farmacista, ma che dà pure dignità alla Fitoterapia stessa, altrimenti relegata al mero utilizzo di integratori o di specialità registrate…………….”