Prendendo spunto dal recente clamore sulla curcuma che in una revisione affidabile pubblicata sul Journal of Medicinal Chemistry è stata presa come esempio di sostanza non efficace rispetto alle patologie evidenziate in centinaia di ricerche cerco di chiarire alcuni punti.
Naturalmente solo rispetto a ciò che mi compete direttamente, cioè al mondo della cucina e delle sostanze che possono rientrare all’interno dei piatti come contributo di salute e prevenzione.
La cosa che mi ha fatto sorridere amaramente di più è stata l’esultanza di molte persone di fronte a questa revisione, un “ ve lo avevo detto io che questa curcuma non vale niente” generalizzato che è indice di una sorta di rivalsa egocentrica verso qualcosa di poco capibile.
Sicuramente responsabilità grossa è di chi ha gonfiato e esagerato notizie scientifiche che tali dovevano rimanere rispetto al ruolo di questa spezia lasciando intendere effetti non reali.
Chi di queste cose ha enormi competenze, come l’amico è bravissimo Fabio Firenzuoli, ha più volte chiarito come gli effetti terapeutici reali della curcuma (al pari di tantissime altre sostanze naturali) si possono avere solo se i suoi principi attivi vengono estratti con solventi oleosi, concentrati e poi resi biodisponibili attraverso processi farmaceutici affidabili.
La ricerca citata non è tanto una pietra definitiva sulle presunte false funzioni terapeutiche e preventive della curcuma, anche perché la revisione non ha considerato tutte le migliaia di ricerche e soprattutto non ha tenuto conto delle più recenti, quanto un giusto monito nel considerare una singola sostanza come panacea di tutti i mali.
In particolare se questa sostanza si ha la pretesa di assimilarla in maniera diretta dalla pianta e non attraverso metodi affidabili di sintesi e concentrazione.
Ma allora non ha senso usare la curcuma nelle ricette vantando gli effetti positivi? È forse un inganno?
Personalmente rispondo di no, non è così, ciò che va chiarito è che la buona cucina, le buone ricette, la buona alimentazione sono un supporto importante, imprescindibile e fondamentale per la salute, ma non è medicina curativa in particolare se ci troviamo di fronte a patologie serie e gravi.
Le potenti funzioni dei cibi naturali possono essere sfruttate completamente se attraverso alcune metodiche si riescono a concentrare e potenziare ulteriormente affidandosi a studiosi preparati che ne sanno convalidare i processi di sintesi.
Si trovano a questo proposito formulazioni farmaceutiche della curcuma affidabili che a dosaggi adeguati possono essere utilizzate anche come medicinale rispetto a determinate patologie.
Ma ritornando alla cucina allora non serve a nulla usare la curcuma così come tante altre sostanze naturali? Rispondo ancora una volta di no, serve comunque in funzione preventiva, a volte anche forte, rimanendo con la consapevolezza che si tratta di un integrazione minuscola che di per se una tantum e singolarmente non può risolvere nulla.
È la somma complessiva delle minuscole sostanze positive che giornalmente integriamo nei nostri piatti che fa la vera differenza, un moltiplicarsi di positività dovuta a piccole presenze, l’unione qui fa grande forza.
Dobbiamo quindi non abbandonare la curcuma solo perché una revisione scientifica affidabile ci ha messo in guardia dai facili entusiasmi terapeutici, ma al contrario rinforzare ancora di più la nostra cucina con la presenza delle centinaia di sostanze naturali che sappiamo portano positività di salute.
Perché è sulla somma dei tanti che abbiamo la possibilità di saper tutelare al meglio il nostro organismo mangiando con gusto, bellezza e gioia, non sulle mirabolanti funzioni magiche dei singoli.
Tutelare e prevenire, quando invece poi si tratta di curare cerchiamo con saggezza di affiancare alla buona alimentazione la buona medicina dando le dovute priorità del caso.