Da anni si è diffusa l'opinione che i batteri non fanno in tempo a colonizzare un cibo raccolto in terra se questo viene raccolto entro 5 secondi. Rimanendo, così, sicuro da mangiare. Ebbene, un articolo appena pubblicato su Applied and Environmental Microbiology mette fortemente in dubbio questa sorta di regola che è diventata popolare anche grazie a trasmissioni televisive Oltreoceano. Gli autori dello studio hanno scoperto che non solo il tempo di contatto ma anche il tipo di superficie e l'umidità contribuiscono alla contaminazione. E in alcuni casi, il "trasloco" dei batteri inizierebbe in meno di un secondo.
In soldoni, i ricercatori hanno testato quattro superfici - acciaio inossidabile, piastrelle di ceramica, legno e moquette - che sono state contaminate con colture diverse di un batterio non patogeno comunemente presente nel nostro sistema digestivo, l'Enterobacter aerogenes. E gli alimenti testati sono stati l'anguria, il pane, il pane imburrato e le caramelle gommose. In tutto sono state effettuate ben 2.560 misurazioni risultate dalle varie combinazioni possibili tra tempi, superfici e alimenti. Ebbene, l'anguria è risultato il cibo più contaminato, mentre le caramelle gommose quelle meno. Questo risultato è dovuto alla gran quantità di acqua contenuta nell'anguria e dal fatto che il trasferimento di batteri dalle superfici al cibo sembra essere influenzato più dall'umidità che dal tempo. Se ci si pensa, i batteri non hanno gambe e si muovono grazie all'umidità. Di conseguenza, più l'alimento è ricco di acqua e più facile sarà il loro passaggio sull'alimento.
Riguardo al tipo di superficie, la moquette è risultata abbastanza sorprendentemente quella che più rallenta il trasferimento dei batteri, al contrario di piastrelle e acciaio; il legno ha dato risultati contrastanti. Insomma, oltre al tempo, che ovviamente resta un fattore da considerare, ora sappiamo che altrettanta importanza rivestono altri parametri. Insomma, se vi cade un tocchetto di frutta su un pavimento di ceramica, pensateci su...