Sta succedendo all’Università Federico II di Napoli grazie a un gruppo di lavoro coordinato da Ettore Novellino, preside della facoltà di Farmacia. Lo spunto iniziale è stato uno studio epidemiologico pubblicato nel 2013 sul British Medical Journal che aveva cercato di verificare la veridicità del detto "Una mela al giorno, leva il medico di torno" valutando l'effetto delle statine, farmaci di elezione nelle ipercolesterolemie, e del consumo di una mela al giorno.
Da qui è partita un’attività d’indagine nei ricercatori napoletani volta a confrontare gli effetti delle statine con quelli delle mele. In una prima fase della ricerca si è scoperto che l'estratto di mela annurca, la piccola mela tipica della Campania, risultava il più ricco di procianidine - antiossidanti naturali utile per difendersi da funghi e parassiti - e il più efficace in vitro per contrastare il colesterolo. Questo maggiore potere antiossidante delle mele campane probabilmente deriva dalle modalità di raccolta e maturazione che prevedono la deposizione a terra su uno strato di paglia per un mese. E proprio le più elevate concentrazioni di procianidine sono indispensabili per evitare che le mele marciscano, agendo come anticorpi vegetali.
Il secondo passo è stato quello di dare vita a uno studio clinico su 250 soggetti, dai 18 ai 83 anni di età, i cui valori di colesterolo plasmatico oscillavano tra i 200-250 mg/dl, cioè al di sopra della norma, ma non con valori tali da determinare un reale rischio cardiovascolare. A tutti i partecipanti è stato suggerito di non modificare né il loro regime alimentare né lo stile di vita, ma di assumere due volte al giorno una mela, di qualsiasi specie, dalle trentine all’annurca. Solo quest’ultima si è rivelata in grado di fare diminuire mediamente dell’8% il colesterolo totale, ma perché si potessero conseguire risultati analoghi a quelli delle statine, l’abbassamento del colesterolo totale doveva risultare almeno del 25% equivalente a ben sei mele ogni giorno. Una quantità eccessiva e anche con possibili risvolti negativi sulla glicemia e la trigliceridemia. Perciò gli studiosi hanno deciso di estrarre un fitocomplesso dalle mele annurche realizzando un nutraceutico, che in una capsula contiene una quantità di estratto equivalente a quello di tre mele. Assumendone una al mattino e una la sera si sarebbe dovuto ottenere, l’effetto terapeutico cercato.
Infine, queste capsule sono state testate su una popolazione di soggetti moderatamente ipercolesterolemici (214-254 mg/dl) tra i 18 e gli 83 anni. I risultati hanno mostrato che dopo 60 giorni il colesterolo totale era diminuito in media del 25%, le ldl (il cosiddetto colesterolo cattivo) ridotto del 37% mentre i colesterolo buono (hdl) è aumentato del 45%, con esiti migliori di quelli delle statine. Ribattezzato Applemets, il nutraceutico è in distribuzione ai volontari presso lo stesso ateneo partenopeo e gli interessati, ma devono avere certe caratteristiche, possono farne richiesta. Il consiglio, per i soggetti dai valori di colesterolo oltre i 250 mg/dl, è di combinare l’uso delle statine con il consumo di mele o di Applemets, così da adottare una strategia combinata.