Combattiamo la tipica stanchezza primaverile aiutandoci con gli alimenti che danno energia
Finalmente è primavera! Un’altra vita: più sole, lunghe passeggiate nei parchi, primi assaggi di vacanze. Ma la nuova stagione non porta per tutti solo benessere. È come se l’arrivo della primavera scatenasse reazioni contraddittorie: se molti si sentono rivitalizzati, quasi rinati ai primi tepori e sprizzano vitalità, energia e creatività, per altri la situazione è decisamente meno confortante. Ci si sente perennemente stanchi, spompati, assonnati. Si ha la sensazione che l’energia manchi completamente, e con essa la voglia di fare le cose. Il quadro appena delineato non prelude a niente di grave e, nella maggioranza dei casi, tende a risolversi nell’arco di poco tempo. Ma a che cosa sono da imputare queste fastidiose sensazioni?
Il problema dell’astenia primaverile, al di là delle interpretazioni specifiche fornite da ogni singola medicina, in genere è dovuta al fatto che l’organismo, nel cambio di stagione, deve adattarsi alla nuova situazione, a un clima diverso, con temperature più alte e giornate più lunghe. Si deve tener conto che questo cambiamento, che richiede ovviamente dell’energia, avviene dopo l’inverno, un periodo nel quale l’alimentazione è stata più carica, più pesante. Questo significa che l’organismo è meno pronto ad attingere alle riserve energetiche perché, nello stesso tempo, è impegnato a disintossicarsi dalle tossine accumulate nella stagione fredda.
Un inverno da smaltire
Sono dunque i cambiamenti dei ritmi metabolici, indotti dai mutamenti stagionali, a far sì che alcuni di noi arranchino un po’ prima di ritrovare il proprio equilibrio. Per affrontare al meglio questo periodo dell’anno, e lo strano senso di spossatezza che a volte l’accompagna, possiamo comunque fare diverse cose. Se è fondamentale prima di tutto assecondare l’evoluzione del ritmo dell’organismo in questa fare di passaggio, anche l’alimentazione può darci una mano. Come? Da una parte scegliendo alimenti che non sovraccarichino l’organismo e il fegato in particolare, dall’altra aiutandolo ad adattarsi ai cambiamenti in corso. È utile seguire un’alimentazione molto ricca di frutta e verdura fresche, quindi abbondanti e colorate insalate, ortaggi tipici di questo periodo come carciofi e spinaci, associati a qualche spezia dal sapore piccante, come il peperoncino o lo zenzero, che aiutano ad attivare la funzionalità energetica del fegato.
L’altra famiglia di alimenti ai quali possiamo ricorrere per aumentare l’energia sono i carboidrati. In questo campo è possibile, secondo i criteri dell’energetica tradizionale, selezionare quelli più stimolanti, tenendo conto della specifica situazione di debilitazione.
Cereali per tonificarsi
Tra i cereali più tonici sono da prendere in considerazione il miglio e l’avena. Mangeremo quindi minestre, zuppe o pane a base di questi cereali, di coltivazione biologica, alternandoli con del riso o del mais. Tra gli oli utilizzeremo quello di semi di girasole o l’olio extravergine d’oliva e fra le tisane la camomilla, la menta o la verbena.
Magnesio antistanchezza
In molti manuali di nutrizione, quando si parla di astenie stagionali, si sottolinea l’importanza, oltre che di un consumo maggiore di vitamine e di minerali, dell’assunzione di cibi ricchi di magnesio, utili per affrontare meglio lo stress del cambiamento climatico. Il magnesio è un minerale che svolge un ruolo importante in molti processi metabolici connessi alla produzione di energia a livello delle cellule. Una sua carenza può causare, tra l’altro, stanchezza, debolezza, difficoltà maggiori di concentrazione. Questo minerale è presente in numerosi alimenti ma si trova soprattutto nei semi oleosi, nei legumi e in alcuni ortaggi a foglia verde. Questi, in ordine decrescente, i cibi che ne contengono le percentuali più alte: crusca, cacao, farina di soia, mandorle, noci brasiliane, fagiolini, banane, arachidi, noci, mais, riso integrale, fichi secchi, miglio, pane integrale, pasta, spinaci. Si tenga conto che la cottura impoverisce il contenuto di magnesio e che i cereali, se raffinati, ne perdono circa l’80%.