Il nostro organismo è costituito d’acqua fino anche al 70% e la quasi totalità delle funzioni biologiche e biochimiche ha bisogno di questo elemento. Dovendo valutare lo stato di salute generale di un paziente, è indispensabile una corretta misurazione della sua idratazione (e più in generale della sua composizione corporea) che dovrebbe essere fatta, in ogni studio, tramite bioimpedenziometria. Questo test, della durata di pochi minuti, è fondamentale per chiunque si occupi, a qualunque titolo, di nutrizione. Metodi come il semplice controllo del peso o del BMI (Body Mass Index), magari con l’aiuto della misurazione delle circonferenze vita/fianchi/cosce o del vecchio plicometro (una pinza calibrata che cerca di misurare il grasso sottocute), sono ormai piuttosto obsoleti e non molto attendibili. Se un individuo costruisce massa muscolare, la sua circonferenza cosce probabilmente aumenterà. Ma sarà solo un vantaggio. Grazie a quel muscolo aggiuntivo il metabolismo si alzerà e il grasso superfluo comincerà a scendere.
Per chi pratica attività sportiva la valutazione della composizione corporea è ancora più importante, perché solo conoscendo la reale quantità di muscoli, acqua e grassi presenti nel corpo si potrà impostare una dieta adeguata per far fronte alle maggiori richieste proteiche che si verificano negli individui che hanno una massa magra molto elevata e fanno sforzi muscolari abitualmente.
Perdere grasso, non “peso”
La maggior parte delle diete dichiara delle possibili perdite di peso in tempi brevi (per esempio 5 chili in tre settimane) ma la consuetudine è che poi, in un certo lasso di tempo, quel peso venga recuperato tutto. L’approccio legato alla Medicina di segnale è molto diverso. Al riequilibrio endocrino, quindi degli ormoni, segue un graduale riposizionamento dei valori corporei di grasso, muscolo e acqua, così che nel tempo i 25 chili (magari di grasso e acqua) possano essere persi tutti, fino al completo riequilibrio, possibilmente per sempre.
I muscoli? Non sono mai troppi
Mentre esistono valori ideali (o meglio range ideali) per la quantità di grasso e per il livello d’idratazione, per il muscolo esistono invece solo valori minimi accettabili: tutto quello che viene in più è un ottimo segno di vitalità ipotalamica e di salute. Il corpo, infatti, si rifiuta di produrre nuovo muscolo se si trova in stato di denutrizione, d’infiammazione, d’intossicazione, di malattia in genere. Il fatto che vi sia abbondanza di massa muscolare spesso indica un ottimo funzionamento degli assi ormonali coinvolti e alta spesa metabolica (cioè metabolismo basale alto): un ottimo punto di partenza per chi voglia dimagrire stabilmente con successo.
Da queste considerazioni si evince il fatto che il “peso ideale” per un individuo non esiste. Vi sarà infatti sempre uno stato di composizione corporea che può essere migliorato aggiungendo 1 chilo di muscolo in più. Si potrà dire: “Lei può utilmente perdere 7 chili di grasso e 2,5 litri d’acqua di ritenzione ma dovrà mettere su almeno 3 chili di massa muscolare”. Se ne mettesse su 5, ancora meglio. È quindi evidente l’immenso valore di poter quantificare separatamente le tre componenti di grasso, muscolo e acqua, per impostare un regime dimagrante (o irrobustente) adeguato. In assenza di una tale rilevazione, quando il paziente si presenterà al controllo con 2 chili di meno, come potremo capire se sta applicando le regole correttamente o meno? Se avesse perso 2 chili di muscolo, infatti, non sarebbe minimamente dimagrito.
Detossificare per perdere acqua
Il controllo dell’acqua extracellulare (o di ritenzione) diventa poi particolarmente prezioso quando si voglia valutare lo stato infiammatorio o d’intossicazione di un individuo. Esistono infatti diversi tipi d’acqua all’interno del nostro corpo, in continuo dialogo tra loro, e occorre saperli riconoscere. Vi è un’acqua libera, come quella presente nella vescica o nello stomaco dopo aver bevuto. Vi è l’acqua del comparto vascolare (sangue, linfa). Vi è poi un’acqua intracellulare, che è quella presente nelle cellule muscolari o nel parenchima degli organi, e vi è infine l’acqua extracellulare, presente nella matrice, quello spazio di “terra di nessuno” interno al corpo ma esterno ai tessuti “nobili”. Questa “terra di nessuno” rappresenta uno spazio dove immagazzinare temporaneamente scarti e tossine, in attesa che i nostri sistemi emuntori facciano pulizia. Peggiore sarà il mio stato nutrizionale (e maggiore lo stato infiammatorio generale) più questo spazio sarà pieno di tossine, e richiederà quindi un’elevata idratazione per diluirle. La misurazione dell’idratazione extracellulare rappresenta quindi un eccellente sistema per quantificare il livello d’intossicazione e infiammazione di un organismo, suggerendo i metodi più efficaci per ripristinare un’idratazione più salutare. A nessuno venga in mente, naturalmente, di usare dei diuretici. Non serve forzare farmacologicamente l’eliminazione dell’acqua (che verrebbe immediatamente ripristinata). Serve invece detossificare e disinfiammare con tutti i rimedi che madre natura ci ha messo a disposizione, ritornando a un’alimentazione sana, variata e priva di residui tossici.
Come misurare la composizione del corpo
Per rilevare correttamente la quantità di grasso, muscolo e acqua nel nostro corpo è necessario utilizzare la bioimpedenziometria. Con questa tecnica viene misurata la resistenza tra due elettrodi posizionati a una distanza nota sul corpo dell’individuo (di solito sulla mano e sul piede). Il valore della resistenza è funzione della quantità d’acqua incontrata sul percorso e dunque ci dà una prima informazione per dividere l’organismo in parte magra (muscolo e acqua) e, per differenza sulla pesata, parte grassa. Con la bioimpedenziometria tricompartimentale si riescono a identificare anche le reali percentuali di muscolo e acqua, ottenendo quindi una fotografia sincera dell’intera composizione del corpo.