La pulizia della cucina è, per molti, la più tediosa: fantasmagorica la lasagna ai funghi fatta in casa ballicchiando sulle note della cooking playlist di Spotify ma piuttosto che sgrassare la pirofila e l’interno del forno meditate di ripiegare sull’abbonamento in gastronomia. C’è persino l’aggravante: tutto ciò che viene usato per detergere probabilmente entrerà in contatto con il cibo, anche se in minima quantità. Le premure, dunque, non sono mai troppe e sempre più spesso si orientano verso la frangia ecologica che schiera detergenti con meno chimica, più naturali, ipoallergenici e, in generale, più rispettosi della salute umana, dei pet e dell’ambiente.
La prima domanda è: saranno efficaci? L’aumento delle opzioni nel campo della detersione ecologica garantisce una scelta sempre più vasta che va di pari passo con la possibilità di fare acquisti proficui. La questione, allora, diventa: come scegliere un detergente realmente ecologico per la pulizia della cucina? Iniziamo dai fondamentali.
Ingredienti da tenere d’occhio
Il sistema di etichettatura dei detergenti, disciplinato dal Regolamento UE 648/2004/CE, stabilisce quali informazioni relative agli ingredienti devono essere indicate in etichetta. Peccato che gran parte di queste vengano affidate al sito web citato sulla confezione. Al di là dei claim eco, le caratteristiche essenziali dei detergenti ecologici per la cucina iniziano con la presenza di tensioattivi, ovvero delle sostanze che conferiscono il potere pulente, di origine vegetale (ad esempio provenienti dal cocco, dall’olio di oliva). Non compaiono fosforo, fosfati e fosfonati (sostanze ormai rare sulle quali l’Ue ha messo un limite stringente), disinfettanti aggressivi (triclosan e cloruro di benzalconio), acidi corrosivi oppure siliconi (che controllano l’emissione di schiuma ma sono inquinanti), coloranti e profumi artificiali.
Via calcare e grasso
Nella scelta dell’anticalcare vanno evitati acidi corrosivi (potrebbero essere pericolosi per occhi, cute, vie respiratorie) e/o inquinanti per le acque tra cui acido cloridrico (anche conosciuto, nella sua veste di disinfettante, come acido muriatico), acido solforico e acido fosforico. Gli anticalcare più ecologici utilizzano l’acido citrico, il citrato di sodio e i silicati lamellari. Per gli sgrassatori la musica è più o meno la stessa: niente conservanti di sintesi come il benzisothiazolinone e principi attivi disinfettanti corrosivi e inquinanti, come il cloruro di benzalconio. Gli sgrassatori ecologici, oltre a servirsi di tensioattivi di origine vegetale, sfruttano il potere degli oli essenziali naturali, ad esempio di tea tree e di limone.
Piatti puliti e sicuri
Super pulito! Brillantezza shock! Lo sporco svanisce! Promesse di semplificazione che vorremmo cogliere senza pensarci troppo sopra. E, invece, che si tratti di detersivi per lavastoviglie in formato liquido o in pastiglie, è necessario fare attenzione agli additivi anti unto e incrostazioni come gli enzimi, e ai composti per contrastare la durezza dell’acqua: fosfati e fosfonati. Gli enzimi sono riconosciuti come allergizzanti, i fosfati una volta rilasciati nelle acque nutrono le alghe che sottraggono ossigeno ai pesci e ad altri organismi acquatici. I detersivi per lavare i piatti a mano più eco evitano le sostanze allergizzanti, puntano su tensioattivi vegetali estratti dalle piante e oli essenziali non allergenici.
Confezioni eco
Anche il packaging è importante. Da premiare i materiali riciclati e prodotti con energie pulite e rinnovabili e le alternative che non intasano i bidoni della spazzatura: detergenti sfusi, maxi-ricariche (grandi formati) e mini-ricariche (detergenti concentrati da diluire) per gli “spruzzini” anticalcare, sgrassatori e multisuperficie; tabs per lavastoviglie senza involucro in plastica e detergenti solidi abbinati a spazzole e spugne eco in luffa per lavare i piatti a mano. Sono tutte soluzioni che potenziano l’effetto salva ambiente del detergente che avete scelto.
La certificazione è importante
Oggi un po' tutte le aziende cercano di enfatizzare l’aspetto ecologico e di attenzione alla salute dei loro prodotti ma non tutti garantiscono ciò che, in modo molto accattivante, promettono. Cosa fare allora? È necessario cercare sulle confezioni un metro di misura affidabile, quello delle certificazioni. I marchi più noti a questo proposito sono: Eco Bio Detergenza di Biocertitalia; Ecolabel UE; Bio C.E.Q., marchio del CCPB; Aiab detergenza pulita; Eco Detergenza ed Eco Bio Detergenza di ICEA. Si aggiungono la Certificazione Lav che assicura un prodotto non testato sugli animali, la Certificazione Vegan e il marchio Vegan Ok per i prodotti senza ingredienti di origine animale. Questi marchi sono una garanzia che il prodotto abbia adottato nella sua formulazione solo sostanze ammesse dai vari disciplinari creati proprio per dare sicurezza d’uso al consumatore e tutelare l’ambiente.