Saporite, colorate, vitaminiche, senza semi - fondamentale per tanti! - e facili da pelare: le clementine sono tra gli agrumi più amati dagli italiani. Ne parliamo con Marco Eleuteri, presidente della Organizzazione di produttori Armonia, una delle maggiori realtà agricole e distributive italiane per le clementine. Eleuteri ci spiega come scegliere le migliori e anche come i cambiamenti climatici stanno cambiando le varietà che abbiamo (e avremo) a disposizione. La Dolce Clementina di Op Armonia è stata insignita di recente dal premio internazionale Superior Taste Award 2021 dalla giuria dell’International Taste Institute di Bruxelles, composta da alcuni dei migliori chef e sommelier del mondo.
Il calo della produzione è già visibile?
Purtroppo è una realtà: nella campagna 2021 il calo produttivo delle clementine italiane è stimabile intorno al 30/40%, un dato dovuto principalmente al cambiamento climatico. Minori piogge, condizioni atmosferiche di caldo estremo hanno determinato un drastico calo produttivo.
Questa riduzione interessa tutte le varietà?
Attualmente il 90% circa della produzione di clementine italiana è rappresentato dalla varietà "comune", una varietà antica, che purtroppo negli ultimi anni ha presentato criticità produttive crescenti dovute principalmente al cambio climatico in atto. Se, infatti, fino ad una decina di anni fa, anche attraverso l'aiuto di pratiche agronomiche, questa varietà poteva essere raccolta e distribuita per circa 3 mesi (novembre-gennaio), negli ultimi anni tale periodo si è andato progressivamente accorciando riducendosi a 6/7 settimane, con problemi sia nella produzione che nel commercio perché diventano più difficili da reperire dalla seconda metà di dicembre, quando sarebbero di stagione fino a fine gennaio.
Come è stato affrontato questo problema?
La ricerca nell'ultimo decennio ha intensificato notevolmente la propria attività, sia in risposta alle mutate condizioni climatiche, sia per prolungare il calendario di produzione delle clementine. Attualmente le innovazioni varietali più significative sono state raggiunte dalla ricerca all'estero, in primis in Spagna, dove sono state selezionate varietà precoci come l'Orogros, e medio tardive (Sando), ma anche in Marocco (mandarino tardivo Nadorcot), USA (mandarino tardivo Tango), Israele (mandarino Orri). Negli ultimi anni, soprattutto grazie all'attività di ricerca della Op Armonia, anche la produzione italiana ha mosso passi importanti grazie a un programma di "miglioramento genetico della clementina italiana". Tale ricerca è frutto della collaborazione tra Op Armonia e Crea-Ofa di Acireale, ente pubblico e principale centro di ricerca agrumicola nazionale.
C’è qualche nuova varietà in arrivo?
Sì: i primi risultati di questa collaborazione sono già arrivati. È infatti in corso di registrazione comunitaria la nuova varietà "Perrina", una varietà medio tardiva dall'alto profilo gustativo che matura dalla seconda metà di dicembre fino alla fine di gennaio. Si tratta di una mutazione spontanea della clementina "comune" individuata dall'agronomo calabrese Francesco Perri (da appunto cui prende il nome) che ne è il costitutore. Tale varietà sarà distribuita a livello mondiale dalla Op Armonia, che ne realizzerà diversi impianti produttivi nei prossimi anni.
Come si riconosce la clementina di qualità?
Il primo consiglio è quello di acquistare sempre delle clementine con le foglie. Le foglie sono infatti una spia inequivocabile di freschezza e naturalezza (con la foglia, infatti, non possono essere maturate artificialmente e dopo qualche giorno si seccano, perché' non sopportano la conservazione per più' di 7/8 giorni) al contrario dei frutti che possono essere conservati in frigorifero per settimane (quando non per mesi). La bontà di una clementina è nell'equilibrio tra acidità e dolcezza, dal cui rapporto deriva l'indice di maturazione, indicatore gustativo principale, nonché dalla percentuale di succo. La piacevole "frizzantezza" al palato della clementina, è data oltre che da questo equilibrio, anche dal contenuto in termini assoluti di acidità e di zucchero, ossia a parità di rapporto acidi/zuccheri, risulteranno molto più piacevoli i frutti con acidità e dolcezza più elevati.
La conservazione é nella temperatura sotto i 10 gradi, senza essiccazione. La foglia non è affatto garanzia di qualità, senza il corretto controllo della temperatura di conservazione, determinante