Nel piccolo gioiello del regno dei Gonzaga, sono nascosti diversi tesori gastronomici, specialmente di pasticceria. Il dolce capofila è la Sbrisolona, le cui origini sono contadine e risalgono al XVI secolo, per poi fare un salto di raffinatezza entrando alla Corte dei Gonzaga, una delle più note famiglie del Rinascimento italiano. Il suo nome deriva da “brisa”, quindi “briciola” nel dialetto mantovano, poiché caratterizzata da grande friabilità che porta l’impasto a sbriciolarsi fra le mani, unico “strumento” per assaporarla al meglio.
L’evoluzione della ricetta
L’antica ricetta includeva farina di mais e nocciole e strutto; quindi ingredienti dell’alimentazione contadina e che fornivano molti nutrienti e calorie con una preparazione povera e che poteva essere conservata molto a lungo. Con il tempo la ricetta base è stata modificata andando ad addolcire la ricetta di base, sostituendo le nocciole con le mandorle, lo strutto con il burro, aggiungendo anche la farina bianca e arricchendo l’impasto con zucchero, vaniglia e limone. Nella lista degli ingredienti è invece rimasto totalmente assente il lievito.
La Sbrisolona è chiamata anche la “torta delle tre tazze” poiché il dosaggio dei tre ingredienti principali è previsto in parti uguali: una tazza di zucchero, una di farina bianca e una di farina di mais.
Industria e pasticceria
Come sceglierla e dove comprarla? A livello di industria alimentare, un produttore del territorio mantovano che sforna quasi la totalità delle Sbrisolone che si trovano in Italia è Cleca Bottoli, azienda storica che risale al 1939 e che ha fatto la storia di questa torta.
Passando invece alle pasticcerie artigianali, che producono quotidianamente poche unità di Sbrisolona che vanno letteralmente a ruba c’è Tur dal Sucar, bottega storica di Mantova: qui ogni domenica la fila arriva fino all’Adda e la ricetta con i dosaggi é custodita con estrema cura e devozione.