Normalmente, se la salute è a posto, dei livelli di colesterolo nel sangue cominciamo a occuparcene dopo i 40 anni, se non 50. In genere se ne preoccupano di più e prima gli uomini; le donne solo dopo la menopausa, quando il colesterolo tende a salire a causa del calo degli ormoni estrogeni, dall’azione protettiva. Insomma, una trascuratezza nella prevenzione che rischiamo di pagare cara in termini di salute. Non solo la nostra ma anche quella dei nostri figli. Uno studio recentissimo pubblicato su Nature condotto principalmente dall'Università di Cambridge ha in effetti mostrato che i livelli elevati di colesterolo già in giovane età - ancora peggio se accompagnati da forti oscillazioni nel tempo - possono risultare più dannosi rispetto all’insorgenza in età matura.
Placche da evitare
Parte integrante delle membrane cellulari, il colesterolo è anche coinvolto nella produzione di ormoni e vitamina D: in altre parole ci è indispensabile. I problemi sorgono quando oltrepassa i limiti. Quando ciò succede a chi conduce uno stile di vita normale e segue un’alimentazione corretta, per lo più è dovuto a causa genetiche, slegate dalla dieta che concorre solo per il 20 per cento al tasso di grassi nel sangue, mentre il restante 80 per cento è endogeno, ossia prodotto dall’organismo. Il colesterolo in eccesso è una delle cause principali dell’aterosclerosi, noto fattore di rischio per le malattie cardiocircolatorie, caratterizzata dall’indurimento e dal restringimento delle arterie provocati dal deposito di placche formate per lo più da colesterolo, appunto, da altri grassi e da cellule infiammatorie e di vari tessuti. Sebbene spesso venga considerata una patologia che colpisce le persone anziane, nuove evidenze suggeriscono che i primi segni di questa condizione possano manifestarsi già in giovane età.
Prima fase: in laboratorio
Gli autori dello studio sono partiti dal fatto che a oggi gli interventi di prevenzione e screening per l'aterosclerosi sono stati principalmente rivolti agli adulti sopra i 50 anni con alti livelli di colesterolo. Escludendo, quindi, le persone giovani.
In mancanza di dati i ricercatori dell'Università di Cambridge hanno effettuato un primo studio su animali di laboratorio (topi). Ma anziché esporli per qualche settimane a un’alimentazione super calorica e grassa e poi valutarne gli effetti sul colesterolo, come in genere si prevede in questo tipo di ricerche, hanno deciso di scegliere un approccio diverso. Ossia hanno somministrato ai topi la stessa quantità di cibo ricco di grassi ma distribuito periodicamente nell'arco della loro vita, per valutare come si modificasse il rischio di aterosclerosi.
Scoprendo così che una dieta ricca di grassi ma intermittente (una settimana sì, qualche settimana no, un'altra settimana sì e così via) iniziata quando i topi erano ancora giovani era la peggiore opzione in termini di rischio di aterosclerosi nei topi adulti.
Seconda fase: il confronto con gli umani
Forte di questi risultati, il team di ricercatori ha analizzato i dati raccolti dal finlandese “Cardiovascular Risk in Young Finns”, uno dei più grandi studi di popolazione sul rischio cardiovascolare dall'infanzia all'età adulta. I partecipanti reclutati negli anni '80 del secolo scorso sono tornati per il follow-up nei decenni successivi, con tanto di ecografie delle loro arterie carotidi intorno ai 30 e poi intorno ai 50 anni.
Ebbene, il team di studiosi si è accorto che i partecipanti esposti a livelli elevati di colesterolo già da ragazzini, tendevano ad avere la maggiore formazione di placche da adulti, confermando i risultati ottenuti in laboratorio. "Ciò significa che non dovremmo aspettare di invecchiare prima di iniziare a guardare i nostri livelli di colesterolo", ha affermato Ziad Mallat, autore dello studio nonché professore di medicina cardiovascolare della British Heart Foundation, che ha supportato la ricerca in questione. "L'aterosclerosi può potenzialmente essere prevenuta abbassando i livelli di colesterolo, ma è chiaro che dobbiamo iniziare a pensarci molto prima nella vita di quanto ritenessimo in precedenza".
L’effetto yo-yo è il più pericoloso
Gli studi sugli animali hanno dimostrato che i livelli fluttuanti di colesterolo sembrano causare i danni maggiori negli adulti. Secondo il professor Mallat ciò potrebbe spiegare perché alcune persone che assumono le statine in modo irregolare – ossia i farmaci più comuni per tenere sotto controllo il colesterolo – risultano più a rischio di avere problemi cardiaci. Interrompere e riprendere le cure espone il corpo a una sorta di effetto yo-yo che può accelerare il processo di accumulo delle placche. Il danno provocato dal colesterolo sembra collegato all’effetto che esso ha su un particolare tipo di cellule immunitarie chiamate macrofagi. Queste cellule svolgono una funzione protettiva nelle arterie, eliminando le molecole di grasso e le cellule danneggiate, prevenendo così l’accumulo delle placche. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che livelli elevati di colesterolo, soprattutto se instabili, alterano la struttura e l’attività genetica di queste cellule, rendendole dannose e accelerando l’insorgenza dell’aterosclerosi.
E se dopo la lettura di questo articolo vi fosse venuta voglia di conoscere gli alimenti più utili per la loro azione anticolesterolo, in questo articolo del blog trovate gli undici tipi di alimenti consigliati dalla prestigiosa Harvard Medical School per abbassare i grassi nel sangue.