Prevenire a tavola
Con il digiuno intermittente il diabete si allontana

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Novità promettenti per chi è a rischio di diabete: secondo una recentissima ricerca consumare tutti i pasti entro le otto ore migliora il controllo della glicemia già dopo soli tre giorni, senza ridurre le calorie e indipendentemente dall’orario. In attesa di ulteriori conferme, ecco i risultati principali

Di digiuno intermittente si parla molto in questi anni, come sempre quando si individua un approccio diverso dalla “solita” dieta ipocalorica. In pratica, si basa sul concetto di limitare l’assunzione di cibo a una finestra temporale di 8-12 ore al giorno, mentre per il resto della giornata si digiuna, assumendo solo acqua o bevande senza calorie. Tuttavia, uno dei risultati più interessanti del Time-Restricted Eating (TRE), come viene chiamato in inglese, riguarda non tanto il peso, quanto gli effetti significativi sul controllo della glicemia, specialmente per chi è a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Negli ultimi anni, infatti, stanno crescendo le evidenze scientifiche in questo senso (vedi questo post dedicato all’argomento TRE e glicemia e quest’altro su diabete e dimagrimento).

L'ultima evidenza proviene direttamente dal congresso annuale dell'Associazione Europea dei Diabetologi (European Association for the Study of Diabetes, EASD) che si è da poco concluso a Madrid, dove è stato presentato uno studio della britannica Manchester Metropolitan University. Questo studio ha evidenziato come limitare l'alimentazione a un periodo di 8 ore al giorno possa migliorare significativamente il controllo della glicemia nei soggetti a rischio. La ricerca in questione verrà pubblicata su Diabetologia, la rivista ufficiale della EASD.

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Lo studio ha coinvolto 15 partecipanti, tutti sovrappeso e a rischio di diventare diabetici, con un'età media di 52 anni. Va detto che a oggi nessun altro studio ha esaminato in modo così controllato il rapporto tra una dieta specifica, due diverse finestre alimentari e il controllo glicemico in persone a rischio di diabete di tipo 2. Il gruppo di volontari ha alternato tre diverse modalità di alimentazione:

  1. Un regime alimentare abituale, con un periodo di alimentazione di oltre 14 ore al giorno.
  2. Un regime di “digiuno intermittente precoce” (Early-Time-Restricted Eating, ETRE) con una finestra alimentare di otto ore al giorno, dalle otto del mattino alle quattro del pomeriggio.
  3. Un regime di “digiuno intermittente tardivo” (Late-Time-Restricted Eating, LTRE), sempre con una finestra alimentare di otto ore al giorno, ma che andava da mezzogiorno alle otto di sera.

Durante lo studio, tutti i partecipanti hanno seguito una dieta normo-calorica, cioè con un apporto calorico che coincideva con il dispendio energetico, con il 50% delle calorie apportate dai carboidrati, il 30% dai grassi e il restante 20% dalle proteine. Inoltre, hanno ricevuto un costante monitoraggio della glicemia grazie ad apparecchi portatili.

Più che l’orario conta il digiuno

Mettendo a confronto i valori glicemici con il gruppo dell’alimentazione abituale, entrambi i regimi TRE (precoce e tardivo) hanno aumentato il tempo trascorso in un intervallo glicemico normale e ridotto le fluttuazioni glicemiche. Tuttavia non sono emerse differenze significative nel controllo dei valori glicemici tra i due tipi di digiuno (ETRE e LTRE), suggerendo che i benefici derivano principalmente dal numero di ore di digiuno piuttosto che dall'orario dei pasti. Un aspetto interessante è che, già dopo soli tre giorni, i partecipanti mostravano miglioramenti significativi nel controllo glicemico, senza la necessità di seguire una dieta ipocalorica, come spesso accade.

"Il nostro studio ha scoperto che limitare l'alimentazione a una finestra di 8 ore al giorno ha migliorato significativamente il tempo giornaliero trascorso nel normale intervallo di glicemia e ha ridotto le fluttuazioni nei livelli di glicemia. Tuttavia modificare il periodo di 8 ore di alimentazione limitata a un orario precedente o successivo nel corso della giornata non sembra aver offerto ulteriori benefici", ha confermato Kelly Bowden Davies, autrice principale dello studio.

Questi risultati sono molto interessanti perché il controllo glicemico è uno degli obiettivi principali nella prevenzione del diabete di tipo 2, una delle malattie più diffuse nel mondo. "Molte persone trovano difficile contare le calorie a lungo termine, ma il nostro studio suggerisce che controllare le ore in cui si mangia potrebbe offrire un modo semplice per migliorare il controllo della glicemia nelle persone a rischio di diabete di tipo 2, indipendentemente da quando si scelga la finestra di alimentazione di 8 ore”, prosegue Bowden Davies.

Gli stessi autori dello studio avvertono, tuttavia, che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi effetti in studi più ampi e di più lunga durata.

Con il digiuno intermittente il diabete si allontana - Ultima modifica: 2024-09-23T07:53:37+02:00 da Barbara Asprea

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