Dopo il parto la donna entra in una fase in cui è molto importante non trascurare le necessità nutrizionali, ancora di più se allatta al seno. È dimostrato che una buona alimentazione è fondamentale per la salute sia della mamma-nutrice che del bambino. Per fortuna una dieta corretta è in grado di fornire tutti i fabbisogni necessari e solo in casi particolari sono necessari dei supplementi, che però vanno prescritti dallo specialista. Quando si parla dell’importanza dell’allattamento giustamente si sottolineano gli importanti benefici che ne ricava il bambino: talmente tanti che secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità la durata ottimale dovrebbe estendersi fino al secondo anno di vita, ovviamente con le dovute integrazioni. Ma quali sono i vantaggi per la mamma? Oltre all’ovvio effetto positivo dal punto di vista psicologico e relazionale sono almeno quattro i principali benefici per l’organismo della puerpera. Grazie all’azione principalmente dell’ossitocina, stimolata dalla suzione, si ottiene un’involuzione ottimale dell’utero; si mobilizzano le riserve di grasso accumulate durante la gravidanza per l’aumentato fabbisogno calorico, col risultato di tornare più facilmente a peso pre-gravidico; si riduce l’incidenza di osteoporosi post-menopausale e di tumori all’ovaio o alle mammelle.
Fabbisogni più alti
La produzione di latte per una donna rappresenta un impegno che in termini di energia è superiore a quello della gravidanza. Anche la quantità e la composizione nutrizionale del latte viene influenzato dall’alimentazione materna. In un certo senso, la lattazione “obbliga” la neomamma a nutrirsi in modo adeguato per soddisfare gli aumentati fabbisogni. Altrimenti, il possibile rischio è quello di intaccare le riserve fisiologiche. A questo proposito il tipico esempio è quello del calcio: per mantenere adeguato e costante il contenuto di calcio nel latte, l’organismo della madre utilizza anche i propri depositi se la dieta è carente di questo minerale, con la conseguente diminuzione della densità ossea.
Quanta energia serve?
Ovviamente durante l’allattamento il fabbisogno supplementare di energia è dovuto alla sforzo energetico compiuto dalla donna per la sua funzione di nutrice. È stato calcolato che la produzione media di latte nei primi sei mesi di vita del bambino sia pari a 750-800 ml al giorno e che il valore energetico del latte umano sia di 65-70 kcal ogni 100 ml. A questi dati va aggiunto che la conversione dell’energia alimentare in energia del latte avviene con un tasso di efficienza dell’80%. Di conseguenza, l’energia consumata dalla nutrice per produrre 100 ml di latte equivale a 80-85 kcal che, moltiplicati per il totale giornaliero ammonta a un dispendio di 600-680 kcal al giorno. Di questo, circa un quinto, ossia 120 calorie, viene ricavato dalla mobilizzazione delle riserve adipose accumulate durante la gravidanza. Si arriva, così, alle 450-500 calorie, l’integrazione di energia richiesta normalmente alla mamma che allatta e che viene riportata nelle Linee guida di sana alimentazione nazionali redatte dall’Inran. Ovviamente questa integrazione è valida solo nel periodo nel quale il bambino è allattato esclusivamente al seno: una volta che al latte verranno associati altri alimenti energetici, come le pappe di cereali ad esempio, il dispendio energetico, e la produzione di latte, della mamma saranno inferiori. Altra eccezione è nel caso delle mamme obese o sovrappeso: per loro sin dall’inizio è consigliato un surplus calorico più basso, onde favorire lo smaltimento di una maggiore percentuale di adipe. In linea generale, la mamma normopeso che allatta non deve dimagrire troppo velocemente: la perdita consigliata è di mezzo chilo al mese, ottenuta se si seguono le indicazioni appena esposte. (segue)