Che la dieta mediterranea – a condizione che sia ben fatta – venga riconosciuta come uno dei regimi alimentari utili per vivere più a lungo e più in salute lo sappiamo tutti. Oltre ai noti vantaggi sulla salute cardiovascolare, negli ultimi anni la ricerca scientifica ha accertato gli effetti sulla psiche e sulla salute mentale di questa dieta caratterizzata da un elevato apporto di cereali, frutta, noci, verdura, legumi, olio d'oliva e pesce, un basso apporto di carne, latticini, dolci e alimenti trasformati (e un consumo non elevato di alcolici). Insomma, una combinazione ideale di nutrienti, antiossidanti e altre molecole benefiche. Ma più in generale, la ricerca scientifica sta anche indagando sul ruolo dell’alimentazione, di specifici cibi (come il kiwi: se ne parla qui) e di specifiche sostanze nutritive. Tanto che sta emergendo una nuova disciplina chiamata psichiatria nutrizionale (vedi questo post su ricerca dieta mediterranea e benessere giovanile). Ecco allora un aggiornamento su questo argomento visto che sono appena state pubblicati due interessanti studi.
Chi mangia meglio, si sente meglio
Il primo lavoro, pubblicato sul British Journal of Nutrition è tutto italiano: il team di ricercatori proviene da vari istituti di ricerca lombardi. Prima di parlare dei risultati può essere utile ricordare che nel mondo circa 280 milioni di persone, cioè il 5 per cento della popolazione, soffrono di depressione, che viene perciò considerata come una delle principali cause di disabilità a livello mondiale. Rispetto agli uomini, le donne hanno una maggiore probabilità di sviluppare la depressione, che spesso si manifesta in età adulta e peggiora dopo i 60 anni. Per queste ragioni gli autori della ricerca hanno analizzato i dati raccolti da un precedente studio sulla popolazione lombarda (NutBrain) di 798 persone adulte (325 uomini e 473 donne) con un’età compresa tra i 64 e i 97 anni. Oltre ai dati antropometrici delle persone sono state indagate le abitudini a tavola attraverso questionari alimentari, per determinare chi era più aderente ai criteri della dieta mediterranea. Ebbene, le persone che seguivano di più il modello mediterraneo avevano il 54,6 per cento in meno di probabilità di manifestare sintomi legati alla depressione. Inoltre, nelle donne è stata trovata un’associazione inversa tra consumo di pesce e depressione: chi mangiava pesce più di tre volte a settimana aveva una riduzione del rischio del 62 per cento.
Questioni di peso
La seconda ricerca, pubblicata sul PLOS ONE, arriva dall’Irlanda ed evidenzia l’importanza di seguire un’alimentazione corretta per le sue valenze salutari e i relativi gli effetti sul peso corporeo. I ricercatori dell'University College di Cork hanno selezionato oltre 1800 persone di età compresa tra i 46 e i 73 anni analizzandone gli stili di vita, l’indice di massa corporea e la presenza di adiposità, nonché il grado di depressione e di benessere. I risultati hanno mostrato che i partecipanti con una qualità alimentare inferiore avevano maggiori probabilità di essere sovrappeso od obesi. Ma non solo. Come puntualizza Seán R. Millar, tra gli autori della ricerca: “Sebbene avessimo trovato relazioni significative tra l'aumento di adipe e un maggior numero di sintomi depressivi nei partecipanti sia maschi che femmine, la relazione era notevolmente più forte nelle femmine". Ciò significa che per donne è più forte il legame tra l’eccesso di peso e i problemi di salute mentale. “Suggeriamo che gli interventi mirati per ridurre la depressione dovrebbero includere migliori misure per la gestione del peso a livello di popolazione. Poiché peso e dieta sono altamente correlati, le misure di prevenzione dovrebbero includere la promozione di diete sane”, ha concluso il ricercatore. Come non dargli ragione?