Tubercolo carnoso, feculento, che rappresenta l’apparato radicale di un arbusto originario dell’America centrale e meridionale. Nelle radici di Manioca è presente una percentuale di circa il 35% di sostanze amidacee, diversamente utilizzate, che contengono, nelle due varietà amara e dolce, un glucoside identico a quello che si trova nel fagiolo e nelle mandorle, che dà origine ad acido cianidrico, pertanto la radice, se consumata fresca, può essere pericolosa sia per l’uomo sia per gli animali. La Manioca, anche sui luoghi dove viene prodotta estensivamente, è sempre consumata dopo cottura. I prodotti che possono essere ricavati dalla Manioca sono:
- Manioca essiccata, che consiste in pezzi di radice essiccati al sole, con una concentrazione pari al 90% circa di amido, usata per preparare fecola oppure esportata come tale per l’estrazione di glucosio o per ottenere alcol.
- Farina di Manioca, detta anche Tapioca, che si ottiene o dalla macinazione diretta delle radici lavate, decorticate ed essiccate, oppure, nel consumo locale, tenendo le radici immerse nell’acqua dopo averle sbucciate, fino a ottenere una poltiglia, che, sgocciolata accuratamente, viene messa a cuocere per togliere ogni traccia del veleno e infine polverizzata.
- Fecola di Manioca, che è un prodotto secondario, deriva dal liquido che residua dopo l’estrazione della farina.
Sia la farina o Tapioca, sia la fecola sono scarsamente utilizzati alle nostre latitudini e fungono da addensanti o trovano utilizzo in alimenti dietetici, mentre rappresentano la fonte primaria di amido per le popolazioni delle zone geografiche in cui viene coltivata.
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