So che non farò contenti diversi lettori del blog, ma qui in terra di Calabria ritrovo usi e costumi alimentari antichi, in particolare la magia della memoria di parenti avanti con l’età che mi rammentano non solo a parole, ma anche con il cibo cucinato, quelle che erano tradizioni e costrizioni di un tempo passato.
E io ne sono ben contento perché la mia cucina nasce da questo, da quella cucina delle esigenze e delle cose che si potevano usare perché solo quelle c’erano e dalla straordinaria inventiva che questo suscitava.
Anche perché per quanto poveri e circoscritti i cibi disponibili nascondevano dentro un amore immenso, l’amore di chi coltivava a fatica piccoli metri quadrati e sudava come un pazzo per estirpare erbacce e togliere sassi e vedeva con pazienza e saggezza nascere, crescere e maturare ciò che piantava e poi solo nel momento giusto sapeva raccogliere.
Così capitava che in queste terre di collina a ridosso dell’aspra montagna periodicamente qualcuno da giù dal mare portava il pesce che si riusciva a trovare e lo rendeva disponibile a chi il mare poteva vederlo solo da lontano, un lontano reale quando ancora non c’erano le moderne macchine a garantire i veloci spostamenti.
Allora il cibo della terra si mescolava a quello del mare e nascevano magie di combinazioni che nel tempo hanno mantenuta una straordinaria modernità data anche dall’accomunare sempre le preparazione dal condimento vegetale di base dato dalle migliaia di alberi di ulivo qui presenti.
Arrivando il primo giorno in queste terre dopo un lungo viaggio in macchina la generosità di mio zio ha voluto accogliermi con una cena a base di pesce povero, una pasta classica con pesce scottato, olio d’oliva e finocchietto appena raccolto e un classico fritto reso originale dalla presenza della menta.
Della combinazione pesce e verdura sono nate molte mie creazioni che alla loro base hanno quasi sempre le emozioni di questi vissuti, non a caso ho voluto scrivere un libro apposito su questa sana alleanza alimentare.
E per il post di oggi metto una delle ricette che hanno dentro una miriade di prodotti tipicamente calabresi, il pomodoro buono, l’origano raccolto nei campi, l’irrinunciabile peperoncino, il tipico pecorino del posto, il buon pane del forno a legna, l’immancabile olio e il pesce povero.
Cosa che appunto non piacerà a chi non usa prodotti di origine animale, vedrò allora di alternare i tanti ricordi di questo tipo con altri più puramente vegetali, ma in qualche modo in questo lembo di estate dovrete un po’ pazientare, ricordi e imprinting della tradizione saranno molto forti.
Crostone gratinato di alici marinate e salsa di pomodoro fresco
Ingredienti per 4 persone:
- 400 g di alici fresche,
- 1 cucchiaino raso di origano,
- ½ limone,
- 2 scalogni medi,
- 1 peperoncino,
- 4 pomodori maturi medi,
- 2 cucchiai di pecorino grattugiato,
- 1 cespo di insalata di stagione a scelta,
- 4 grandi fette di pane casereccio,
- olio extravergine d'oliva,
- sale
Preparazione
- Pulire le alici da interiora, testa e coda, eliminare anche la lisca e lavarle bene; condirle con un pizzico di sale, l'origano e poco succo di limone lasciandole marinare.
- Sbucciare e tritare gli scalogni insieme al peperoncino, pelare i pomodori e tagliarli in piccoli dadini, preparare il pecorino, sfogliare, lavare, asciugare e affettare finemente l'insalata.
- Rosolare il battuto di scalogni in 3-4 cucchiai d'olio per 10 minuti circa a calore medio basso, aggiungere i pomodori, salare, coprire e cuocere a fuoco basso per altri 5 minuti.
- A parte tostare per 5 minuti nel forno caldo a 200 gradi le fette di pane.
- Stendere sulle fette di pane tostato le alici, coprire il pesce con la salsa di pomodoro e su di essa cospargere il pecorino.
- Gratinare nel forno caldo sempre a 200 gradi per 6-7 minuti circa e servire mettendo il pane nel centro del piatto con intorno l'insalata da condire a piacere.
Ciao Giuseppe,
mi trovi assolutamente ben predisposta verso questo tipo di cucina.
Anche io conservo nella memoria la preparazione di certi piatti tipici del sud che mia nonna preparava quando, da bambina, si condivideva il quotidiano nella stessa casa in cui ci ospitava durante le ferie estive in sicilia, unica occasione di vivere la famiglia paterna.
Peccato che allora ero ancora troppo piccola per apprendere certi piaceri, gesti e ricette: ora avrei avuto un altro gusto a riuscire a riproporre alcune specialità tipiche..
Buon proseguimento,
Sissa
Ciao Sissa,
sono convinto che molti si possono ritrovare in questo tipo di cucina, racchiude ciò che sono stati in situazioni spesso belle e gioiose e racconta anche la grandissima forza della cucina nel tramandare emozioni e spaccati di vita, una forza tutta sua legata come è ai sensi primordiali della bocca e dell’olfatto.
La discriminante dovrebbe essere quella di crescere ma non dimenticare questo, lasciandosi portare via dalle velleità troppo rigide della vita adulta, chi ci riesce fa solo un gran bene a se stesso e tu mi sembra ci sei riuscita da quello che mi racconti.
A presto
Giuseppe
Ciao Giuseppe, il legame col territorio in cucina è importante, lo capisco e lo rispetto. E poi francamente, il blog è tuo e tu esprimi il tuo modo di essere, se a qualcuno non piace può benissimo andare altrove … io non ci penso nemmeno lontanamente perché mi piace il confronto ed imparare cose nuove, anche se io non uso più certi prodotti e son convinta della bontà di questa scelta, ciò non significa che pratico l’ostracismo verso che non la condivide 😉
Ciao Nadir,
grazie, una bella testimonianza di come dovrebbe essere sempre l’approccio verso chi con rispetto ha visioni diverse dalla nostra e su cui possiamo non essere d’accordo ma non per questo demonizzare a priori.
Spero serva da bello esempio, anche se spesso non è così e chi ci perde non è chi è demonizzato, ma chi non accettando il confronto si perde tante “diverse” viste della vita e rischia di non arrivare a capire tante, tante cose.
A presto
Giuseppe