Il post e la ricetta di oggi si ricollegano direttamente a una precedente mia conversazione sulle mele fatta ad ottobre, una delle diverse conversazioni su questo frutto fatta nella sua stagione di raccolta e elezione.
Nello specifico si ricollega anche a una richiesta che Elena aveva fatto riguardo a un particolare tipo di mela dal nome molto affascinante ed evocativo e dal bel colore rosso striato.
A questo indirizzo trovate il post di ottobre e lo scambio di opinioni con Elena, ma allo stesso tempo vi lascio alcune riflessioni sulle mele presenti allora e che sono tuttora validissime e estendibili a ogni tipo di frutta.
"…………………….Non si parla mai abbastanza di frutta e tanto meno di mele per cui non temo affatto di ripetermi avendovi già raccontato diverse cose in queste settimane sulle mele, semmai mi devo impegnare di più a fornirvi spunti pratici e ricette per usarle al meglio e con fantasia.
Però di questo cesto mi ha affascinato un particolare che non è esclusivo delle mele, ma di tutti i frutti/ortaggi della terra.
Se notate anche qui sono riportati i nomi delle diverse varietà e hanno tutti nomi affascinanti, curiosi, eloquenti, allusivi, in molti casi anche poetici.
Insomma la terra con i suoi frutti sa ispirare come non mai l’uomo a sviluppare un linguaggio dell’anima ricamando sul mondo dei vegetali i suoi lati più poetici e evocativi.
Ed è un bellissimo e multicolore linguaggio che andrebbe raccontato e ascoltato spesso perché nasconde dietro storie fantastiche che sanno affascinare l’essenza della nostra fantasia di adulti, per non parlare di quella stupenda dei bimbi.
Andrebbe tutelato e valorizzato come una delle cose più preziose che ci arriva dalla tradizione vicina e lontana, una ricchezza anche questa come tante che ci sono nel nostro paese e che la cecità di molti rischia di rendere invisibile…………….."
La ricetta invece è nata qualche settimana dopo e grazie al fatto che le mele, in particolare questo tipo di varietà, ha una lunga resistenza nel tempo (non così tanto come i produttori vorrebbero far credere, la natura estende la loro resistenza di qualche mese, solo chimica sommata a tecnologia riesce a farle vivere come zombi anche per un anno!!!).
Così con l'arrivo del bel radicchio rosso l'abbinamento è stato istantaneo e azzeccato, anche per la somma di effetti benefici reciproci.
Ora a voi la ricetta.
Radicchio in agrodolce con mele topaz
Ingredienti per 4 persone:
- 4 cespi di radicchio rosso,
- 2 spicchi d'aglio,
- 1 cucchiaio di maggiorana secca,
- 4 cucchiai di pinoli,
- 1 cucchiaio di zucchero di canna,
- 4 piccole mele qualità Topaz,
- 1 limone,
- scaglie di grana (facoltativo),
- aceto di mele,
- olio extravergine d'oliva,
- sale
Preparazione
- Sfogliare, lavare e affettare il radicchio, sbucciare e tritare l'aglio, rosolarlo velocemente insieme a 3-4 cucchiai d'olio in una larga padella dal fondo spesso.
- Aggiungere il radicchio, la maggiorana, i pinoli, lo zucchero e un pizzico di sale, saltarlo a calore vivace per pochi minuti bagnandolo in ultimo con poche gocce di aceto.
- Lavare con cura le mele, dividerle in 4 spicchi eliminando i semi e tagliarle in maniera decorativa, semplicemente a fette o in alternativa in cubetti, bagnarle in ogni caso subito con il succo di limone.
- Mettere il radicchio tiepido sul fondo dei piatti, aggiungere le mele disponendole ai lati, guarnire con delle scaglie di grana a piacere e servire accompagnando da pane integrale o di segale.
sono bellissimissime!
Grazie Elisabetta!
A presto
Giuseppe
Giuseppe, ciao, buon anno!
Torno finalmente al tuo blog dopo una piccola pausa vacanziera e una brutta influenza. E capito proprio bene, perchè questa ricetta la trovo molto intrigante, mi piacciono tantissimo questo tipo di contrasti.
E poi non ho potuto fare a meno di restare incantata dalle tue considerazioni sul linguaggio della terra e dei suoi frutti.
Proprio stamani parlavo con la mia fruttivendola, sul fatto che lei coglie i suoi prodotti in azienda la sera prima e poi li porta al mercato della Coldiretti la mattina stessa, eppure fatica a mantenere questo tipo di “politica” perchè sempre meno gente acquista da lei e sempre più si rivolge agli “outlet” di frutta e verdura, che smerciano cibo di dubbia provenienza a prezzi ultra convenienti. Ora ecco io capisco la crisi, ma mi domando anche quanto sia un problema di mancanza di “cultura”.
Spero di non averti annoiato, a presto!
Ciao Roberta,
ben tornata e Buon Anno a te.
Annoiato per niente, anzi, comunque hai azzeccato in pieno: è proprio un fatto di cultura o per parafrasare e restare in ambito agricolo di “non coltura” della conoscenza, come della terra, delle persone, della società.
Del resto il mondo esterno è fatto troppo spesso di sole apparenze e chi di queste apparenze vive sta fondamentalmente male, cosciente o no che sia.
Il mio contributo come mestierante di cucina vorrebbe essere in questo senso, cioè nel mettere la cultura al primo posto a prescindere dal mestiere che si fa e intendo la cultura nel suo senso più grande e ampio.
Quindi prima di autocelebrarsi per quanto si è teoricamente bravi bisognerebbe chiedersi quanto si fa per la cultura del cibo e per la società in cui si vive.
Tutto il resto dovrebbe venire dopo.
Sempre in teoria.
Ma che questo non sia riconosciuto o riconosciuto poco non ha importanza, ciò che importa è credere che questa strada della cultura sia la via maestra e impegnarsi a seguirla a prescindere, perché ci si crede non perché ci si debbano aspettare necessariamente chissà quali riconoscimenti.
Mi sembra che in questa crisi manchi in realtà proprio questo: fare le cose perché sono giuste e ci si crede, non farle perché nelle apparenze si deve risultare bravi e vincenti o perché ci si debba aspettare un compenso su tutto e per tutto.
Ok sono stato un po’ serio e prolisso, comunque sono convinto che ci intendiamo bene su questo.
Alla prossima
Giuseppe
Perfettamente direi, grazie mille per la chiacchierata, è sempre un piacere e uno stimolo confrontarsi con te 🙂
Grazie!! oltre alle altre qualità sei anche uno chef che mantiene le promesse!! domani compro il radicchio…e ti so dire
Bene, allora aspetto l’esito della tua prova.
A presto
Giuseppe
Provato il piatto: semplice e soddisfacente…curiosità tecnica…metti lo zucchero per compensare l’amaro del radicchio? serve a ‘glassare’ e lucidare l’insieme?grazie
Ciao Elena,
si in linea di massima si, diciamo che lo zucchero serve per far risaltare meglio la caratteristica amara del radicchio e come effetto secondario ha quello di glassare.
Una tecnica comunque usata con frequenza in cucina.
A presto
Giuseppe