Non posso che iniziare questo post chiedendo scusa a tutti i lettori che in questi due giorni hanno cercato di accedere al blog trovandolo offline, per ora non so darvi spiegazioni ribadisco solo le mie scuse e spero tornerete numerosi e leggermi.
In tanti mi hanno scritto lamentandosi, ma le mie competenze non arrivano agli aspetti tecnici di gestione del blog e come voi sono soggetto a questi avvenimenti spiacevoli, mi auguro solo che non si verifichino nuovamente.
Detto questo passo alla ricetta di oggi che avevo pronta già ieri essendo legata alla consueta uscita domenicale del Corriere della Sera che spesso ospita una mia ricetta all'interno dell'inserto salute nella pagina alimentazione.
Nell'articolo, che a questo punto potete trovare solo online sul sito del Corriere, si parla di un tema a me caro e che mi ha ispirato per la scrittura di un libro abbastanza coinvolgente.
Il tutto parte da una notizia clamorosa, nel senso che un'iniziativa di questo tipo sarebbe dovuta essere prassi comune da noi da decenni e invece, per paradosso, nasce ora in Inghilterra, paese a cui non voglio togliere meriti, ma onestamente in fatto di cucina e sana alimentazione non è certo un modello di esempio.
E invece proprio li nasce la proposta di rendere obbligatorio nelle scuole a partire dal 2014 una serie di lezioni di cucina con lo scopo (ambizioso devo dire) di rendere capaci gli adolescenti di preparare, alla fine del percorso didattico, almeno 20 piatti gustosi e salutari avendo conoscenza e dimestichezza con gli ingredienti più numerosi possibili e coscienza di dove, come e quando si origina il cibo consumato.
Metaforicamente potremmo dire, usando un paragone calcistico, Inghilterra batte Italia 1 a 0 e che lezione!!!
In ogni caso nell'articolo ci sono molti più dettagli e notizie in merito, non è certamente qui la sede per riprodurlo, accenno solo che con la nutrizionista Carla Favaro con cui collaboro per questi articoli abbiamo tracciato insieme una sorta di decalogo con quattro passaggi da rispettare quando si vuole intraprendere un percorso didattico in cucina.
In questo senso ho messo a frutto i tanti corsi che mi è capitato di fare con adolescenti e anche bimbi più piccoli, esperienze estremamente formative anche per me stesso a dimostrazione ancora una volta che non è necessario frequentare stelle e stellati per crescere professionalmente, accanto a questa possibilità ce ne sono molte altre.
Quelle che poi hanno carichi di umanità elevati, come quella di insegnare ai bimbi, sono poi nettamente più qualificanti e formative.
Tornando alla ricetta è un bel dolce con mele, pere e pistacchi in cui proprio la presenza di questa importante frutta secca consente di evitare qualsiasi tipo di grasso esterno nel dolce, elemento non di poco conto!
Vi segnalo anche che la stessa ricetta è stata provata sia con sola farina di riso per evitare la presenza del glutine e renderla adatta ai celiaci, sia mescolando metà farina bianca con metà farina integrale.
In entrambi i casi con notevole successo.
Plum-cake ai pistacchi, mele e pere
Ingredienti per 10 persone:
- 4 uova,
- 150 g di zucchero,
- 100 g di pistacchi sgusciati,
- 200 g di farina 0,
- 1 bustina di lievito per dolci,
- 4 piccole mele gialle,
- 2 pere kaiser,
- 1 cucchiaio abbondante di buccia di arancia grattugiata
Preparazione
- Sbattere a lungo lo zucchero con le uova fino a formare una bella crema soffice, aggiungere i pistacchi tritati fini e in successione la buccia di arancia, la farina e il lievito setacciato.
- Sbucciare le mele e le pere, tagliarli a cubetti e aggiungerli all'impasto.
- Trasferire in piccoli stampi da porzione e in uno stampo unico per plum-cake leggermente oliato e infarinato.
- Nel primo caso cuocere nel forno caldo a 170 gradi per 15-20 minuti, nel secondo caso per 40 minuti circa.
Caro Maestro,
la seguo con ammirazione da un bel pò di tempo, perchè trovo interessanti le sue ricette e la sua filosofia in cucina. Insegno nella scuola dell’infanzia e condivido pienamente l’importanza di insegnare elementi di sana alimentazione ai bambini, sin da piccolissimi.
Partecipo ad una sperimentazione alimentare (Progetto Diana 5)ed ho colto l’importanza di usare sì pochissimi grassi, ma zucchero bianco aggiunto “0”, sottolineo zero.
Educare il gusto fin dalla primissima infanzia evita di faticare tanto e vivere rinunce da adulti.
Saluti.
Angela
Buongiorno e benvenuta Angela,
grazie molte per l’ammirazione, inutile dire che mi fa piacere.
Lei fa una bellissima cosa e sono io, in questo caso, ad ammirare la sua dedizione, chi da piccolo incontra insegnanti come lei anche se per ora non lo sa è estremamente fortunato.
Concordo sul fatto che lo zucchero bianco sia da limitare tutte le volte che si può e che ai bimbi sia concesso con molta attenzione, però onestamente per me non è un alimento da bandire.
Ho già detto in passato che rendere demone un alimento non ha senso per il semplice motivo che così non è, non esistono alimenti negativi, esiste solo il loro errato utilizzo.
Ma se vuole questa è solo la mia personale opinione, so di diversi amici nutrizionisti che non sono per nulla d’accordo.
Posso solo osservare che per mia esperienza quando si nega un alimento se ne esalta troppo l’importanza; è un paradosso ma così succede quasi sempre.
Personalmente preferisco non negare, ma far capire il valore della moderazione, senza nulla togliere a chi la pensa diversamente.
Poi in assoluto è importante dialogare e confrontarsi, questo si è basilare.
A presto e auguri per il suo lavoro.
Giuseppe