Secondo l’associazione la ragione principale sarebbe la facilità con la quale si accede alle deroghe che consentono l’uso di sementi convenzionali. In questo modo diminuirebbe la domanda di semi bio e, di conseguenza, la loro produzione
I risultati delle attività sviluppate con il piano nazionale sementi biologiche (Pnsb), che si è ufficialmente concluso lo scorso 30 giugno, sono stati illustrati a Milano nell’ambito di un incontro organizzato dal Cra, il consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. Ne dà notizia un articolo su Agronotizie. In particolare sono state presentate le indicazioni delle prove sperimentali finalizzate ad identificare i materiali varietali più idonei per l’impiego in agricoltura biologica, sono stati descritti i disciplinari per la produzione di sementi biologiche e poi è stata discussa la problematica del rilascio delle deroghe.
“Mentre il settore biologico dimostra di essere nel nostro Paese in forte crescita, la disponibilità di sementi e di altri materiali di propagazione vegetativa idonei per l’impiego in agricoltura biologica è invece diminuita in questi ultimi anni, vanificando uno dei principali obiettivi del piano nazionale” – sottolinea Assosementi, l’associazione nazionale delle aziende sementiere.
La disponibilità di sementi biologiche è infatti frenata dalla facilità di accesso allo strumento della deroga. La proposta per un nuovo regolamento europeo sul settore biologico, di cui è stato avviato l’esame nel corso del corrente semestre di presidenza italiana della Ue, prevede comunque l’abolizione dell’istituto delle deroghe entro il 2021. ”Per prepararsi a questo appuntamento sarebbe opportuno iniziare – è il parere di Assosementi – a non consentire più deroghe per quelle specie come ad esempio frumento duro, farro, cece ed erba medica che già sono in grado di produrre sementi biologiche in quantità sufficienti. Per favorire l’individuazione o la costituzione di varietà più idonee alle esigenze dell’agricoltura con metodo biologico, non dovrebbero esserci poi preclusioni verso le diverse tecniche di ricerca e di selezione delle varietà”.
Il piano nazionale sementi biologiche, promosso e affidato nel 2008 dal ministero delle Politiche agricole al coordinamento dell’ex Ense, poi successivamente divenuto Cra-Scs, il centro di ricerca e sperimentazione sementi, nell’arco di due successivi bienni anni di lavoro ha coinvolto 40 unità operative appartenenti non solo allo stesso Cra, ma anche ad altre strutture di ricerca.
La moltiplicazione di sementi con metodo biologico è passata in Italia da 10.600 ettari nel 2009, a soli 7.500 ettari nel 2013, il 3,9% dell’intera superficie nazionale utilizzata per produrre sementi soggette a certificazione ufficiale, con una contrazione del 30%. Restano invece sempre elevate le richieste di deroga per utilizzare sementi convenzionali nelle produzioni biologiche, oltre 35.000 nella stagione 2012 secondo i dati del Cra-Scs.