Si è concluso stamattina a Milano l’incontro “Adesso parlo Bio. Biologico, la parola ai produttori” un incontro coordinato dalla Sezione soci produttori di FederBio, Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, cui hanno partecipato 200 produttori biologici, agricoltori e trasformatori, provenienti da tutt’Italia
Si è concluso stamattina a Milano l’incontro “Adesso parlo Bio. Biologico, la parola ai produttori” un incontro coordinato dalla Sezione soci produttori di FederBio, Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, cui hanno partecipato 200 produttori biologici, agricoltori e trasformatori, provenienti da tutt’Italia.
È stata una due giorni di lavoro interessante, culminata con la creazione e presentazione della “Carta dei produttori biologici italiani” (non ancora pubblicata) un documento pensato per cercare interlocutori e trovare risposte alle domande che gli agricoltori bio pongono alle istituzioni, ma anche a noi consumatori.
Il professo Renato Mannheimer ha presentato una ricerca sui produttori biologici italiani, che ha fotografato una situazione e registrato varie richieste e aspettative. Interessanti le criticità segnalate dai produttori. Le principali: la bassa redditività - costi di produzione troppo alti rispetto ai ricavi - e il peso della burocrazia (indicati da quasi 4 su 10). A seguire la scarsa consapevolezza dei consumatori rispetto ai prodotti bio e l’eccessivo divario tra il prezzo del prodotto riconosciuto al produttore e il prezzo pagato dal consumatore finale (3 su 10).
Riportiamo la prima parte dell’introduzione presentata da Ignazio Cirronis, coordinatore della sezione soci produttori FederBio, agricoltore “storico” del biologico in Sardegna, che ha inquadrato la situazione italiana, con le sue contraddizioni e le sue domande ancora senza risposta.
L’agricoltura biologica impegna, sul pianeta, una superficie tra 35 e 40 milioni di ettari, un quarto dei quali sono situati in Europa e tale superfici cresce di anno in anno anche di oltre il 10% annuo. In questo scenario globale, l’Italia riveste un ruolo di primaria importanza: nel settore della produzione biologica, dati 2009, grazie ad oltre 1.100.000 ettari di terreno coltivati da poco più di 40.000 aziende agricole, il nostro Paese continua ad avere una posizione di rilievo anche in Europa. È il primo produttore al mondo di cereali, ortaggi, agrumi, uva ed olive; il secondo al mondo di riso.
Il giro d’affari del settore viene stimato in 3,5 miliardi di euro (incluso 1 miliardo di export).
I consumi di prodotti biologici in Italia sono situati per circa il 45% nei negozi specializzati bio, per una fetta simile nella Grande distribuzione e per il 10-15% tra vendita diretta e altre forme innovative di commercializzazione.
L’Italia è il primo Paese al mondo per le esportazioni di prodotti bio ed è il primo Paese europeo per numero di produttori biologici. Le aziende che si occupano di biologico (produttori, preparatori ed importatori) sono concentrate soprattutto nel Sud del nostro Paese, con tre Regioni (Sicilia, Calabria e Puglia) che vedono la presenza del 41% delle aziende. La leadership delle imprese di trasformazione e distribuzione è detenuta dall’Emilia Romagna, seguita dalla Lombardia, ma va segnalato il terzo posto della Sicilia, prima tra le Regioni del Sud. Si ha, dunque, una maggiore concentrazione di aziende di produzione al Sud e di trasformatori ed importatori al Nord. (…)
Di fronte a tanti dati positivi sui consumi, tuttavia, registriamo che da diversi anni il numero di produttori bio italiani non solo non cresce, ma addirittura diminuisce; ancora troviamo che, ciclicamente, in coincidenza con la diminuzione dei premi comunitari, diminuiscono le aziende biologiche, a conferma che molte aziende non scelgono il biologico per il mercato.
Ma come è possibile tutto questo se il consumo dei prodotti biologici, in Italia, ma anche nel paese di maggiore esportazione dei prodotti bio italiani, cioè la Germania, cresce a doppia cifra da parecchi anni?
Per approfondimenti: www.federbio.it