Secondo le voci diffuse anche da alcuni giornali e ora smentite dall'Associazione Italiana per l'Agricoltura biologica, i vignaioli bio del trevigiano sarebbero stati costretti dalle condizioni atmosferiche a usare prodotti di difesa non consentiti e, di conseguenza, ad uscire dal sistema di controllo del biologico
"Dai giornali locali del trevigiano - dice Stefano Bianchi, presidente di AIAB Veneto - apprendiamo oggi che quest'anno non ci sarà prosecco bio causa meteo" che avrebbe costretto a trattamenti non consentititi in agricoltura biologica. "Da decenni - prosegue Bianchi - siamo in costante contatto con diversi produttori biologici della zona e queste voci ci sorprendono non poco". Nonostante le condizioni meteo particolarmente difficili, infatti, i vigneti bio sono ancora tutti lì, produttivi come sempre. E' quanto si legge in un articolo dell'Aiab dopo le notizie circolate nei giorni scorsi.
"Forse - dice ancora Stefano Bianchi - chi si è da poco avvicinato al metodo biologico, e quindi non ha ancora maturato l'esperienza necessaria, sta rivalutando la scelta, ma solo se questa è stata compiuta con troppa leggerezza, magari lasciandosi allettare dai contributi del PSR e sottovalutando gli aspetti tecnici.
Alcuni dei nuovi arrivati, i meno preparati o quelli nelle aree meno vocate, potranno ritornare sui propri passi ma ciò costruisce esperienza, proprio quella che loro è mancata insieme alla consulenza che Enti pubblici senza più fondi e associazioni dei categoria hanno dimenticato di fornire al momento della scelta del bio e ora nel gestire le difficoltà, concentrandosi solo sulle domande di contributo".
"Ci spiacerebbe pensare - conclude Bianchi - che l'ennesimo attacco al biologico sia finalizzato a minare il dialogo tra tutte le componenti sociali del territorio che invece si sta consolidando anche grazie al lungimirante intervento del Prefetto di Treviso. Vorremmo invece bio-brindare (e lo faremo anche con il prosecco bio del 2016) alla nascita del Biodistretto, contando sull'importante esperienza e la conoscenza dei tanti tecnici, viticoltori e ricercatori della zona e senza timori di affrontare le annate difficili e il comportamento, sempre più complicato da prevedere, di peronospora, botrite, cicaline, mal dell'esca e anche flavescenza dorata. Se c'è una cosa da fare è aumentare la conoscenza e condividere le esperienze, non certo diffondere infondati allarmismi".
"Questo 2016 - sottolinea a sua volta Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB - è stato particolarmente difficile, non solo nel Trevigiano ma in tutta Europa, come ci testimoniano i produttori tedeschi che hanno richiesto lo stato di calamità (che per il bio potrebbe comportare l'autorizzazione ad aumentare la quantità di rame utilizzato, ma sempre mantenendo il massimale stabilito per il bio dall'UE e i vignaioli bio francesi. Ma non è la prima annata difficile. Nel 2014 è stato anche peggio e nessuno di loro ha mai preso in considerazione l'ipotesi di abbandonare la produzione biologica. Una cosa è certa però: per gestire un vigneto bio nelle annate difficili, sono necessarie ancora più esperienza, conoscenza e capacità. Qualità che i produttori biologici nella maggioranza dei casi, posseggono.
Riguardo alla flavescenza dorata c'è da dire che in biologico si effettuano i trattamenti con il piretro naturale e i vignaioli sono particolarmente attenti al momento e alle modalità di intervento, oltre che a tutte le misure preventive e di sistema. Il metodo è sperimentato da decenni e i risultati si vedono".