Dopo oltre 3 anni e mezzo di trattative – si legge su “Pianeta Psr, il giornale dello sviluppo rurale" - sembra prossimo ad andare in porto uno dei dossier più complessi e discussi nei tavoli europei in ambito agricolo: il nuovo regolamento in materia di agricoltura biologica. Il testo di compromesso è stato approvato al Comitato Speciale Agricoltura del Consiglio UE il 20 novembre 2017 e dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo il 23 novembre 2017.
Ci sono voluti quasi quattro anni, ma la riforma della normativa che regola il settore del biologico sembra essere prossima all'approvazione definitiva. Pur avendo perso nel corso dei negoziati parte del suo spirito innovativo, il nuovo quadro normativo presenta una serie di novità importanti e il nostro Paese può ritenersi soddisfatto per essere riuscito ad evitare alcune "aperture" che avrebbero rischiato di snaturare l'identità stessa dell'agricoltura biologica.
L'iter normativo
Era il marzo 2014 quando la Commissione UE presentò al Consiglio e al Parlamento UE una proposta di regolamento destinata a rimpiazzare il vigente Reg. (CE) n. 834/2007, tutto sommato ancora di giovane implementazione. A spingere la Commissione era stata innanzitutto l'esigenza di allineare i testi normativi alle nuove regole del Trattato di Lisbona (cosiddetta "lisbonizzazione"), ma anche la richiesta di regole più restrittive da parte dei consumatori, emersa dalla consultazione pubblica condotta nel 2013.
Da subito l'iniziativa della Commissione ha incontrato l'opposizione di diversi Stati Membri, in particolare del Nord Europa, preoccupati che il nuovo regolamento potesse porre ostacoli all'esplosione registrata negli ultimi anni dal mercato dei prodotti biologici.
Nonostante le resistenze, l'iter al Consiglio UE è proseguito lentamente attraverso le diverse Presidenze che si sono susseguite nella gestione del dossier, ivi inclusa la Presidenza Italiana che a fine 2014 ha posto le basi per un accordo politico sui punti principali. La scelta della Presidenza Italiana è stata quella di stralciare dal testo le norme di dettaglio tecnico al fine di avere un testo più snello e agevole da esaminare. Ciò ha consentito di approvare un testo di compromesso nel giugno 2015 sotto la Presidenza Lettone.
Dal canto suo, il Parlamento UE, dopo aver iniziato l'esame del provvedimento, ha adottato un approccio completamente diverso approvando, nell'ottobre 2015, un testo comprensivo di tutte le regole di dettaglio tecnico, assai distante da quello del Consiglio UE.
Era quindi facile aspettarsi una discussione estenuante tra le tre Istituzioni europee - Commissione, Parlamento e Consiglio -, nell'ambito dei triloghi durati oltre un anno e mezzo sotto ben quattro Presidenze diverse, e terminati il 28 giugno 2017 con l'approvazione di un testo condiviso.
I mesi successivi, sotto la Presidenza estone, sono stati dedicati alla revisione tecnico-legale del testo, finalizzata a risolvere refusi e incongruenze senza modificare la sostanza del provvedimento.
Il regolamento è stato poi approvato dal Comitato Speciale Agricoltura del Consiglio UE il 20 novembre 2017 e dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo il 23 novembre 2017.
L'approvazione formale e definitiva del regolamento sia dall'Assemblea Plenaria del Parlamento UE che dal Consiglio dei Ministri Agricoltura e Pesca è prevista nei prossimi mesi, dopo il passaggio necessario delle verifiche giuridico-linguistiche e la traduzione in tutte le lingue ufficiali della UE.
Il regolamento entrerà in vigore solo dal 1° gennaio 2021; entro tale data dovranno essere adottati una serie di regolamenti attuativi da parte della Commissione UE necessari per rendere pienamente operativa la riforma.
I punti salienti della riforma
Nel corso dei negoziati il regolamento ha visto ridimensionate le prospettive reali di riforma del settore. Rimangono in piedi, infatti, molte delle eccezioni e deroghe previste dall'attuale quadro normativo: dall'uso di sementi non biologiche all'esenzione dal controllo dei dettaglianti, dalle deroghe in materia di mutilazioni animali al riconoscimento retroattivo del periodo di conversione.
Gran parte dei portatori di interesse hanno infatti opposto grande resistenza all'introduzione di norme ritenute eccessivamente restrittive e che avrebbero determinato una forte contrazione del mercato.
Tuttavia, il testo contiene alcune novità interessanti per il settore che andiamo brevemente ad illustrare.
IMPORTAZIONI IN CONFORMITÀ - Con il passaggio dal regime di equivalenza a quello di conformità il nuovo regolamento garantisce maggiormente la concorrenza leale nel commercio internazionale. Anche nei Paesi Terzi dovranno essere rispettate le stesse norme di produzione e controllo applicate ai produttori europei. Saranno quindi eliminati i numerosi e disomogenei standard privati attualmente vigenti in molti Paesi Terzi. Il regime di conformità darà maggiore sicurezza ai consumatori europei che quando acquisteranno un prodotto biologico "non UE" recante il logo europeo, avranno garanzia che lo stesso prodotto sia stato ottenuto con norme di produzione e di controllo uguali a quelle europee.
ACCORDI BILATERALI- L'UE potrà riconoscere l'equivalenza di singoli Paesi Terzi dotati di una specifica normativa per il settore biologico esclusivamente nell'ambito di accordi bilaterali. Tali accordi dovranno quindi prevedere l'equivalenza non solo per i prodotti biologici importati in UE ma anche per i prodotti biologici europei esportati verso il Paese terzo, rendendo così più agevole l'attività di commercio degli operatori europei.
PRODUZIONE BIOLOGICA STRETTAMENTE LEGATA AL SUOLO - Al fine di risolvere la scarsa chiarezza del vigente quadro normativo, il nuovo regolamento sancisce in maniera inequivocabile il principio per cui la coltivazione delle piante in regime biologico debba avvenire in stretta connessione con il suolo (con l'eccezione delle piante in vaso e delle piantine da vivaio). Le tecniche di coltivazione fuori suolo, non in linea con i principi fondamentali del biologico, sono fortemente scoraggiate. La pratica della coltivazione fuori suolo, attualmente ammessa in alcuni Stati Membri (Danimarca, Svezia e Finlandia) dovrà essere eliminata entro 10 anni.
RESIDUI DI SOSTANZE NON AMMESSE - Il nuovo quadro normativo affronta per la prima volta la delicata questione della presenza di sostanze non ammesse sui prodotti biologici. La Commissione è tenuta a definire protocolli e procedure comuni per l'interpretazione dei risultati analitici e per la valutazione della presenza di residui per cause accidentali o tecnicamente inevitabili. Inoltre, gli Stati Membri dovranno inviare annualmente alla Commissione UE e agli altri Stati Membri informazioni dettagliate sui casi di contaminazione che riguardano i prodotti biologici.
LIMITI RESIDUALI - Gli Stati Membri che come l'Italia hanno già adottato, a tutela dei consumatori, norme più restrittive sui limiti residuali di sostanze non consentite in agricoltura biologica, sono autorizzati a mantenerle. Tale norma, opportunamente utilizzata, potrebbe rappresentare un vantaggio per i produttori italiani che saranno in grado di immettere sul mercato prodotti biologici maggiormente garantiti.
CERTIFICAZIONE DI GRUPPO - È stata introdotta la certificazione per i gruppi di piccoli produttori agricoli biologici al fine di semplificare e rendere più accessibile la certificazione delle piccole aziende biologiche spesso collocate in aree agricole marginali. La certificazione di gruppo, fino ad oggi accettata esclusivamente per gli operatori biologici operanti nei Paesi terzi in via di sviluppo, offre una grande opportunità per rafforzare il ruolo del biologico soprattutto nelle aree marginali e soggette a maggiore frammentazione del tessuto produttivo.
SEMENTI- Al fine di risolvere le rilevanti difficoltà di reperimento di sementi biologiche ed incentivare l'uso di varietà più adatte al metodo biologico, sono state introdotte particolari semplificazioni che consentono di utilizzare per le produzioni biologiche particolari tipi di sementi in deroga alla legislazione sementiera orizzontale. Sarà possibile, ad esempio, utilizzare per le produzioni biologiche materiale eterogeneo risolvendo rilevanti problematiche riguardanti la diffusione di sementi biologiche tra gli operatori.
NORME DI CONTROLLO- A seguito della riforma, il sistema di controllo del biologico, seppur nel rispetto delle sue peculiarità - risulterà ancor più strettamente incardinato nell'ambito del settore dei controlli ufficiali, anch'esso recentemente riformato dal nuovo Regolamento (UE) 2017/625. Ne esce rafforzata la connessione tra Autorità Pubblica e organismi di controllo da essa delegati a svolgere compiti "ufficiali" di controllo, con le responsabilità che ne conseguono anche in termini di tutela degli interessi della collettività. Novità rilevante da segnalare è la possibilità di modulare la frequenza dei controlli sulla base dell'analisi del rischio, pur rimanendo il controllo fisico annuale una regola generale di base per tutti gli operatori.
Conclusioni
Dopo quasi quattro anni di discussione non si può nascondere la soddisfazione di vedere finalmente raggiunto un accordo finale tra gli Stati Membri e tra le istituzioni europee. Permane, tuttavia, il rammarico per un regolamento che - come accade nei casi di faticoso compromesso - ha perso parte della sua carica di innovazione. Non poteva che essere così visto il contrapporsi di due principali fronti di opinione, l'uno a favore di regole poco incisive per un mercato da espandere senza limiti, l'altro - in cui si colloca l'Italia - convinto che solo rimanendo fedele ai propri principi fondanti, l'agricoltura biologica può dare risposte alle sfide del mondo attuale e tutelare seriamente produttori e consumatori.
In tal senso l'Italia può dirsi soddisfatta per essere riuscita a ostacolare alcune derive normative che avrebbero completamente snaturato l'identità dell'agricoltura biologica, come nel caso della richiesta di alcuni Paesi di ammettere senza alcuna restrizione il fuori suolo in agricoltura biologica.
Inizierà nel 2018 l'intenso lavoro di redazione dei regolamenti attuativi, che vedrà ancora una voltai mpegnati gli esperti degli Stati Membri, a cui l'Italia parteciperà anche con l'intento di evitare un ulteriore burocratizzazione del sistema. Particolare attenzione sarà posta a far sì che gli obiettivi raggiunti dall'Italia - come le norme sulle importazioni e sulla certificazione di gruppo - siano declinati nel migliore dei modi.