È bello constatare che il mondo dello spettacolo, anche quello leggero e di intrattenimento,
è animato da personaggi tutt’altro che “leggeri” e preoccupati solo della propria immagine, ma da persone vere e attente ai più importanti valori della vita. La nostra Lorella Cuccarini ne è un esempio
È bello constatare che il mondo dello spettacolo, anche quello leggero e di intrattenimento, è animato da personaggi tutt’altro che “leggeri” e preoccupati solo della propria immagine, ma da persone vere e attente ai più importanti valori della vita. La nostra Lorella Cuccarini ne è un esempio. La bella chiacchierata avuta con lei sull’importanza e il significato del cibo ha rivelato ancora di più la Lorella autentica, nelle sue vesti di mamma, donna e professionista seria e scrupolosa, ma sempre con la sua verve e la sua simpatia innate.
Eri golosa da bambina, Lorella?
Direi proprio di no! Ero anzi piuttosto difficile, diffidente nell’assaggiare nuovi piatti, schizzinosa per quanto riguarda la verdura e fondamentalmente poco interessata al cibo in genere. Le cipolle e le minestrine poi, le detestavo e ricordo ancora un “tradimento” da parte della mia nonna: un giorno, quando ero davvero piccola, mi aveva preparato una minestra che mi era particolarmente e stranamente piaciuta, ma dopo tutti i miei “uh che buona” la nonna mi aveva svelato che era a base di cipolle, ben passate e nascoste… Mi sono sentita tradita proprio dalla donna che amavo di più dopo la mia mamma! In generale poi ricordo che per me stare a tavola era una gran scocciatura, seduta per un sacco di tempo con i grandi che parlavano e parlavano dei fatti propri, mentre io avrei voluto correre via a giocare.
E quando hai iniziato a doverti occupare da sola della tua alimentazione?
Quando, uscita di casa, sono andata a vivere con altre ragazze, per un bel po’ di tempo ho avuto un’alimentazione di pura sopravvivenza. Si mangiava più che altro in mensa, per otto anni ho pranzato a quella di Mediaset, o al ristorante, apprezzando ovviamente i piatti buoni, ma senza grande interesse alla qualità. E credo sia un atteggiamento normale per i giovani. Il piacere per la buona tavola e il buon vino l’ho poi conosciuto col matrimonio grazie soprattutto a mio marito Silvio, bravissimo cuoco, seppur saltuario: la vita a due con una persona che ama il cibo fa assumere tutto un altro aspetto al pasto, alla sua preparazione, che diventa un rito davvero gradevole e un momento di condivisione importante.
Poi in breve le cenette si sono movimentate…
Altroché! Sono arrivati in ordine Sara nel ’94, Giovanni nel ’96 e poi nel 2000, sorpresa: Chiara e Giorgio in un colpo solo! E col loro arrivo e le prime pappe è cambiato anche l’approccio e l’interesse verso il cibo, ho iniziato a domandarmi da dove venisse e ho capito l’importanza di informarmi sulla sua origine, di andare alle fonti per dare ai miei figli i prodotti più buoni e sani possibile. Poi man mano che crescevano, memore del mio rapporto infantile col cibo non particolarmente felice, ho cercato di incuriosirli e interessarli in modo che il mangiare e anche lo stare a tavola non fosse per loro la tortura che era stata per me.
Come sei riuscita a far amare il cibo ai tuoi bambini?
Far assaporare i cibi, incentivare la voglia e il piacere di provare gusti nuovi, di mangiare di tutto, sono esperienze che devono essere fatte fin dall’infanzia e che avviano un bel rapporto col cibo per il resto della vita. Poi ovviamente entrano in gioco i caratteri personali, già molto evidenti fin dall’infanzia. Ho potuto constatare personalmente fra i miei bimbi, allevati tutti nello stesso modo, una gran differenza: Chiara, ad esempio, è la più estroversa e curiosa e non si ferma dinanzi a nulla, assaggia tutto senza paura, anche i cibi più “audaci” come le cipolline sottaceto, e le piace anche cucinare. A Natale ad esempio lei è la mia aiutante nel preparare i dolci, adora mescolare e impastare e io sono ben contenta che imparino a “sporcarsi” le mani e a capire la fatica che comporta cucinare e quindi a non sprecare il cibo. Il suo gemello Giorgio è molto più frenato e abbiamo dovuto anzi insistere per fargli passare il timore di sporcarsi, pur essendo un tipo molto deciso anche nella scelta dei sapori ed è significativo che preferisca il salato. Giovanni ha un carattere sanguigno e impetuoso ed è il più vorace di tutti, pur bruciando tutto ed essendo magrissimo, mentre Sara è riflessiva e tranquilla e manifesta il proprio carattere anche mangiando con calma e assaporando lentamente i cibi. Comunque sono tutti abbastanza aperti ed è raro che si rifiutino almeno di assaggiare alimenti nuovi. Facciamo poi dei giochi per la gioia proprio di scoprire nuovi sapori e profumi, approfittando del nostro piccolo orto dove abbiamo piantato aromi di ogni tipo, imparando anche a seguirne la crescita. Ho cercato di legare i piatti a momenti piacevoli e particolari, dando un nome preciso e fantasioso ad alcuni di essi: ad esempio il risotto “del sole” perché con lo zafferano, o la pastasciutta di Lilli e il Vagabondo con le polpettine di carne, che è ormai per loro un must. Mi piace l’idea che alcuni piatti restino nella loro memoria legati a momenti di affettività e credo che per tutta la vita certi sapori evocheranno loro emozioni e sensazioni dell’ infanzia.
Chissà che bella animazione ai vostri pranzi!
Certamente non sono delle tavolate monotone! Ora poi che sono tutti grandicelli e ognuno deve raccontare le proprie avventure ed esperienze è un cicaleccio continuo. Quello dei pasti è comunque un bel momento di condivisione, perché soprattutto ai nostri giorni, fra i genitori che lavorano e i bimbi sempre a scuola o impegnati in varie attività, il tempo trascorso a tavola è forse l’unico o quasi rimasto per parlare e confrontarsi ed è importante trascorrerlo insieme.
E come fai a tenerli lontani da tutte le golosità poco salutari da cui saranno inevitabilmente tentati?
Crescendo abituati a cibi sani e buoni è più facile, ma certo le tentazioni del junk food ci sono e cerco di disincentivarle, anche se qualche volta si concede qualche sgarro, perché non si può farli crescere in una campana di vetro. Ma per fortuna non ho mai avuto grandi scontri e il nostro rapporto è sereno anche su questo.
Immagino l’agitazione durante le feste: che cosa prepari di buono?
Tutti i piatti della tradizione, imparati da mamma e nonna, e mi piace portarla avanti, mi fa sentire ancora legata a loro. Cerco poi di mettermi personalmente ai fornelli come in particolare di preparare la pasta fatta in casa e le fettuccine. I bimbi partecipano soprattutto nel preparare le decorazioni, che mi diverte cambiare ogni anno: fanno i segnaposti, aiutano a far bella la tavola, insomma, come tutti i bambini del mondo! Festeggiamo con i nostri familiari sia la sera del 24 sia il pranzo del 25 ed è una delle poche occasioni in cui riusciamo a vederci tutti. Per questo l’importante è stare insieme, più che mangiare.
Veniamo ora alla Lorella professionista: hai dovuto fare sacrifici anche alimentari per mantenerti in forma? E hai constatato come mangiare correttamente si ripercuota poi sulle prestazioni?
Rispondo sì a tutte e due le domande. Certamente sono sempre stata molto attenta all’alimentazione, ma non sempre con l’obiettivo di non ingrassare, perché anzi, con otto-dieci ore di sala prova che ti consuma letteralmente, l’attenzione deve essere rivolta non tanto a fare diete ipocaloriche ma a consumare cibo corretto e nutriente, per evitate il rischio di perdere troppo peso e tono muscolare. Va poi sfatato il mito che noi gente dello spettacolo si passi la vita fra party e cene lussuose!
Per essere nel pieno delle forze intellettive e fisiche è necessario un gran rigore e autocontrollo: ormai ho constatato che per me il cibo ideale, da consumare un paio d’ore prima della prestazione, è un piatto di riso a vapore condito semplicemente con un filo d’olio extravergine d’oliva. Così sono perfettamente padrona di me stessa! La trasgressione capita, ma la si gode proprio in quanto tale, cioè sporadica, altrimenti non è più trasgressione: se i peccati alimentari si compiono di tanto in tanto non credo proprio creino problemi né di salute né di linea.