L’avevo detto fin da bambino: da grande voglio fare il cuoco. Gli amichetti persi dietro a un pallone, lui a preparare il ragù con il padre o lo strudel con la nonna. Non ha cambiato idea e ora è uno degli chef più conosciuti e seguiti anche se, più che un cuoco, è un tornado di idee, che per giunta mette in atto. Il tornado in questione è Alessandro Borghese, che riscalda l’atmosfera con la sua sola presenza.
Cosa vuol dire per te cucinare?
Cucinare è innanzitutto un atto d’amore. Nella pratica, poi, la mia cucina ha una forte impronta di territorialità: le materie prime sono il 90% del mio lavoro. Seleziono gli alimenti attraverso l’eccellenza dei prodotti regionali, ma anche internazionali. Mantenere la propria identità lavorativa e allo stesso tempo modificarsi seguendo i cambiamenti, resta la mia filosofia professionale. Sono un curioso che ama conoscere e scoprire nuove prospettive nel campo gastronomico.
Quanto costa l’imprinting familiare per un buon rapporto con il cibo?
L’educazione alimentare è fondamentale per i più piccoli: conoscere e apprezzare il gusto delle materie prime, la stagionalità, la storia di un ingrediente sono le fondamenta per una sana alimentazione. In Italia, l’arte gastronomica è l’eccellenza e ogni luogo custodisce la propria tradizione. Come per la cucina del mio ristorante, anche a casa non ci sono menu fissi e i piatti cambiano in base alla stagionalità e alla freschezza degli ingredienti. Le mie figlie, così come mia madre, sono delle buongustaie a cui piace provare nuovi sapori. L’imprinting familiare è molto importante, si tratta della nostra identità culturale anche a tavola.
Come nasce una tua ricetta?
L’ispirazione arriva anche uscendo dalla cucina e andando per strada, nei mercati. Poi c’è il potere evocativo della musica che regala sogni ed emozioni, così come il gusto dona sensazioni sempre nuove che stuzzicano, viziano e sorprendono il palato. Le dorate e fragranti “Led Zeppolin” presenti nel menu del mio Cocktail Bar, oppure il “ Fritto Natalizio Black & White” pensato ascoltando il brano Welcome to the Jungle dei Guns’N Roses: così nascono i miei piatti. La cucina è un’arte che risvegli l’anima, apporta cambiamenti e rivoluziona, saziando anche lo stomaco. Come la musica, che non puoi certo toccare e nemmeno “mangiare”, ma che stranamente ti resta dentro, facendoti sentire appagato.
Cucina e TV, che cosa ne pensi?
Era ora che nella nostra televisione ci fosse più cucina: all’estero avevano iniziato a comunicarla molto prima. Oggi abbiamo la fortuna di avere mezzi di comunicazione immediati e diffusivi, chiunque attraverso di essi può seguire i procedimenti e i consigli del suo chef preferito. Con tanti programmi televisivi si è dato vita a nuove realtà sia sul web sia sulla stampa, mentre prima sarebbe stato impensabile raggiungere così tante persone. Con la nascita di nuove attività, dai food blogger ai siti dedicati, sicuramente si favorisce un business importante per l’economia del nostro Paese.
E la tua esperienza di giudice a Junior MasterChef?
I ragazzi che partecipano ogni anno sono sempre più bravi, studiano e fanno pratica a casa con genitori e nonni, sono curiosi di apprendere e sperimentare, hanno voglia di imparare un’arte unica e incredibile come la cucina. Si aiutano tra loro, si danno consigli, si prestano e si scambiano ricette e segreti di cucina. La differenza tra me bambino e loro è che io volevo fare il cuoco, ma ero l’unico tra tutti i miei amici. Oggi le cose non stanno più così. Diventare cuoco è un grande desiderio per tanti giovani. La prova è l’aumento delle iscrizioni alle scuole alberghiere.
Donne, cibo, amore
Le donne sono piene di coraggio e tenacia, portano su di sé la vita e il futuro della loro gente. Sono l’espressione del tempo e del luogo in cui viviamo. Ammiro le donne. Amo le donne. Sanno prendersi cura degli altri con una dedizione che mi stupisce. La loro forza mi ha dato un grande sostegno nel portare a termine quello che cominciavo. Senza di loro non avrei probabilmente centrato tanti obiettivi, né avrei avuto tanta costanza nel superare gli ostacoli della vita. Il cibo è anche erotismo. Sia chiaro: non esistono cibi afrodisiaci, ma è il cibo che diventa sensualità, penso a Mickey Rourke che gioca con Kim Basinger in 9 settimane e ½, oppure al tavolo infarinato in Il postino suona sempre due volte. Nella letteratura e nell’arte la sensualità, o i primi turbamenti, sono raffigurati e raccontati durante i banchetti. La materia prima, la preparazione, i profumi, la cottura, il gusto, il brindare, il cucinare per qualcuno, rappresentano una grande manifestazione d’amore.
Dieta vegetariana e vegana, quali parole ti suggerisce?
Libertà. Rispetto. Umiltà. Educazione. Riflessione. Ognuno ha preferenze e ideologie, ritengo che essere convinti del proprio credo o gusto sia necessario per rendere il mondo un posto eterogeneo, più intelligente e fondato sulla stima reciproca. A volte si giudica in modo negativo ciò che non si conosce, gravissimo errore. Al contrario, bisogna guardare oltre il proprio naso, e pensare!
Una speranza?
Mi auguro che l’Italia sia sempre in crescita, con nuove cucine e maggior scelta nel panorama gastronomico, anche per favorire la potenzialità all’estero del nostro Made in Italy. E poi bisogna pensare alle persone che vengono a trovarti per trascorrere un momento piacevole, importante, che sia felice o malinconico: la tua professione ti obbliga ad assecondare quel momento.